È un’iniziativa importante quella promossa dalla Direzione Regionale Musei Lombardia in collaborazione con Haltadefinizione che ha visto protagonista l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. In questi giorni, infatti, il Cenacolo Vinciano è stato messo a disposizione per una visita virtuale sul sito ufficiale del museo Cenacolovinciano.org. “Quella che stiamo vivendo, complice l’emergenza sanitaria, è una riorganizzazione profonda – forse senza ritorno e forse non del tutto positiva – dei ritmi vita/ lavoro, almeno per certe tipologie di impiego”, ha spiegato a Exibart la direttrice Emanuela Daffra. “Perciò lo schema fino a ora usuale del fine settimana che corrispondeva a un’organizzazione di vita fatta di spesa, svago, cinema, teatro, mostre, musei, potrà essere messo in discussione. In una giornata lavorativa da casa con orari spalmati fin dopo le 19, è forse possibile ritagliarsi un paio di ore di respiro per fare una passeggiata ma anche per visitare un museo, per rivedere una chiesa studiata sui libri di scuola”. Questo, in sintesi, l’obiettivo alla base dell’iniziativa: rendere l’arte fruibile a tutti. (agg. di Rossella Pastore)
I percorsi di visita virtuale
In occasione delle ultime festività pasquali, la Direzione Regionale Musei Lombardia, insieme alla tech company Haltadefinizione, ha permesso al pubblico degli appassionati di arte di ammirare l’Ultima Cena attraverso particolari percorsi di visita virtuali. “Siamo felici di collaborare con la Direzione Regionale Musei Lombardia e il Museo del Cenacolo Vinciano”, ha dichiarato ad Artribune Luca Ponzio, fondatore di Haltadefinizione. “Nel 2007 – prosegue Ponzio – il Cenacolo è stata la seconda opera acquisita da Haltadefinizione, una ripresa da 16,1 gigapixel che per anni è rimasta l’immagine digitale più grande del mondo mai realizzata”. Emanuela Daffra, principale responsabile della Direzione, ha inoltre sottolineato: “Questa tecnologia ci permette una esperienza impossibile: vedere da vicino, ben oltre i limiti dettati dalle necessità di conservazione del dipinto, a ingrandimenti impensabili per l’occhio umano che ci fanno scoprire segreti di tecnica esecutiva o dettagli che di solito passano inavvertiti. Insomma, sono un vero arricchimento dell’esperienza”. (agg. di Rossella Pastore)
L’Ultima Cena o Cenacolo Vinciano: il lungo restauro dell’opera
L’Ultima Cena è forse il dipinto più famoso tra quelli a firma di Leonardo da Vinci, insieme ovviamente all’‘enigmatica’ Gioconda completata circa cinque anni dopo. Detta anche Cenacolo o Cenacolo Vinciano, l’Ultima Cena è stata realizzata con una tecnica mista a secco su intonaco tra il 1494 e il 1498, dopo che Ludovico il Moro duca di Milano gliela commissionò per il refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie. Il Cenacolo è una delle opere più rappresentative del Rinascimento italiano, e per questo motivo desta particolare preoccupazione il suo degrado dovuto al tempo e all’umidità dell’ambiente.
Il dipinto è stato oggetto di uno dei più lunghi restauri della storia dal 1978 al 1999, utilizzando in questa occasione delle tecniche avanzatissime, tra le più all’avanguardia del settore. Fu la Olivetti a finanziare il progetto a partire dal 1982 fino alla fine dei lavori, che in tutto vennero a costare circa 7 miliardi di lire. In compenso, il risultato fu ottimale: il Cenacolo è tuttora tra le opere più apprezzate al mondo e si stima che, nel 2019, il suo Museo sia stato visitato da quasi 446 mila persone.
Descrizione dell’Ultima Cena: il significato del Cenacolo Vinciano di Leonardo da Vinci
Il dipinto dell’Ultima Cena si basa sul racconto contenuto nel Vangelo di Giovanni al capitolo 13, in cui nostro Signore annuncia che verrà tradito da uno dei discepoli. L’iconografia è molto diversa da quella tradizionale degli altri cenacoli: per realizzarlo, Leonardo è partito dallo studio dei ‘moti dell’animo’ dei vari protagonisti della scena, uno studio appuntato integralmente nei quaderni dell’artista.
Questa la descrizione dell’opera scritta proprio da Leonardo: “Uno, che beveva, lascia la zaina nel suo sito, e volge la testa inverso il proponitore. Un altro tesse le dita delle sue mani insieme, e con rigide ciglia si volta al compagno; l’altro, colle mani aperte, mostra le palme di quelle, e alza la spalla inverso li orecchi, e fa la bocca della meraviglia. Un altro parla nell’orecchio all’altro, e quello che l’ascolta si torce inverso lui, e gli porge li orecchi, tendendo un coltello nell’una mano e nell’altra il pane, mezzo diviso da tal coltello. L’altro, nel voltarsi, tenendo un coltello in mano, versa con tal mano una zaina sopra della tavola. L’altro posa le mani sopra della tavola e guarda, l’altro soffia nel boccone, l’altro si china per vedere il proponitore, e fassi ombra colla mano alli occhi, l’altro si tira indirieto a quel che si china, e vede il proponitore infra ’l muro e ’l chinato”. Leonardo lavorò assiduamente e con ardore alla sua opera, come testimoniato dalle cronache dell’epoca: il pittore si recava nel refettorio di buon mattino e – preso in mano il pennello – non lo lasciava mai nemmeno per mangiare e per bere.