Marianna Corona, figlia di Mauro Corona, ha raccontato l’esperienza della malattia in un libro (“Fiorire tra le rocce”). Un “vizio” di famiglia, quello della scrittura, che alla figlia del noto opinionista televisivo è servito a superare il trauma di un tumore al colon diagnosticatole a 38 anni. Lo ha raccontato lei stessa in un’intervista a “Il Corriere della Sera”: “Il tumore mi aveva creato un disagio interiore. Ne sono uscita pian piano, ritornando a riconsiderare il corpo che sentivo distante, quasi repellente. Noi montanari cresciamo con l’insegnamento che bisogna essere sempre duri e forti. Come la montagna. È un immaginario che tempra. Prima della malattia mi sentivo forte. Una forza che mi veniva da questo paradigma. Invece ero fragile. La malattia l’ho affrontata in punta di piedi — racconta — partendo dalla base senza guardare la cima. “Non guardarla mai che pian piano arrivi” mi ha sempre detto mio padre. L’uomo che mi ha trasmesso la passione per l’aria aperta e lo sport“.
MARIANNA CORONA: “ECCO COSA MI HA DETTO PAPA’ MAURO”
Adesso Marianna Corona, operata due volte, sta bene. La malattia le ha donato paradossalmente la capacità di guardarsi dall’interno: “Che cosa significa in concreto? Si fa fatica a ritornare a camminare con lo stesso passo di prima. Così mi sono fermata. Osservavo come era fatta una pianta, gli insetti, le tracce lasciate da qualche animale di passaggio. Ho ridato dignità alla stanchezza. Ho ripreso confidenza con il corpo. (…) La diagnosi è stata devastante, dolore allo stato puro, sofferenza. E richiesta di aiuto. Ho capito che se non si riesce a raccontare la propria sofferenza ci si arrocca nella paura. Il disagio mi aveva portato ad avere crisi di ansia, a sentirmi inadeguata a dire: ecco, sono malata e tutto è finito“. La scrittura, però, sorprendentemente l’ha aiutata: “Era l’ultima cosa che avrei voluto fare. In famiglia c’è già uno che scrive. Mi bastava…Che cosa ha detto mio padre? “Ti ho conosciuta di piu in queste pagine che in tutta la vita”. Sapeva del libro, chiedeva ma io restavo sul vago. Però da allora abbiamo iniziato a comunicare davvero, perché ho imparato a dirgli come sto attraverso gli sms. E anche lui si racconta e mi dice come sta. A voce non riusciamo a gestire l’emotività. Io sono riservata, chiusa, lui invece ha una personalità imperante. Meglio con gli sms. Lo smartphone? Non è capace di usarlo“.