La dichiarazione di Marco Cavaleri responsabile della strategia sui vaccini di Ema fa discutere. Sebbene il rapporto tra rischi e benefici di AstraZeneca sia “a favore del vaccino”, a detta di Cavaleri è “sempre più difficile affermare” l’inesistenza di un “rapporto di causa ed effetto tra la vaccinazione” e “casi molto rari di coaguli del sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine”. Un nesso tra AstraZeneca e trombosi, dunque, ci sarebbe come confermato da Cavaleri al quotidiano Il Messaggero, anticipando le conclusioni preliminari a cui gli esperti sono giunti dopo alcune settimane di indagini sugli episodi avversi avvenuti in diversi Paesi dell’Unione Europea. “C’è un’associazione con il vaccino. Cosa causi questa reazione, però, ancora non lo sappiamo”, ha aggiunto.
La situazione sarà analizzata già oggi durante una riunione tra i dell’Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute come anticipato dall’Ansa ma per la decisione finale occorrerà attendere proprio il pronunciamento dell’Ema che arriverà tra domani e giovedì prossimo.
CAVALERI (EMA) “ASTRAZENECA? C’È NESSO CON TROMBOSI RARE”
Lo stesso Cavaleri ha confermato che occorreranno necessariamente ulteriori valutazioni sulle “varie fasce d’età”. Ad esempio, le donne giovani “spesso protagoniste dei casi di trombosi, patiscono meno l’effetto del Covid, dovremo valutare dunque il rapporto rischi-benefici per loro”. Senza dimenticare, aggiunge, che “anche le giovani donne finiscono in terapia intensiva per Covid. Dunque servirà un lavoro molto meticoloso”. Al momento i casi avversi accertati riguarderebbero per lo più under 50 ma stando a quanto reso noto dall’esperto “ci sono stati casi anche tra i 50 e i 60 e ci sono anche uomini, circa il 20%. Età media attorno ai 45-47 anni“. Grande attenzione è posta soprattutto ai casi del Regno Unito dove su 20 milioni di vaccinati sono stati riportati pochissimi eventi di questo tipo. L’agenzia britannica del farmaco (Mhra) ad oggi ha sempre negato un nesso tra trombosi e vaccino ma adesso starebbe prendendo in considerazione la proposta di limitare l’utilizzo del siero Oxford-AstraZeneca per i più giovani. E’ quanto riferito da Channel 4 citando fonti informate: “Due fonti ci hanno riferito che, sebbene i dati non siano ancora chiari, ci sono crescenti argomentazioni che giustificherebbero offrire alle fasce di età più giovane, under 30 almeno, un vaccino differente”.