Era già successo anche in Italia che una coppia di genitori ottenesse il risarcimento perché durante la gravidanza non era stato diagnosticato che il feto era colpito dalla sindrome di Down. Una donna incinta aveva chiesto al suo ginecologo di effettuare dei test clinici sul nascituro, manifestando l’intenzione di abortire se lo stesso fosse risultato affetto da patologie gravi. Il medico si sarebbe rifiutato di farlo e al momento della nascita il bambino è risultato affetto da sindrome di Down. Nato nel 1999, la sentenza della Cassazione che ha giudicato colpevole il medico e risarcibile la famiglia è arrivata nel 2018. Caso analogo in Andalusia, Spagna, La Corte superiore di giustizia ha ratificato una sentenza contro il Servizio sanitario per non aver diagnosticato un feto affetto da sindrome di Down nato con detta patologia.
I genitori hanno affermato che, se lo avessero saputo, avrebbero potuto decidere di abortire il bambino prima che nascesse e hanno chiesto un risarcimento che è stato concesso loro, per la cifra di 280mila euro. Si tratta di risarcimento, come successo in Italia, per “danni morali”. A differenza del caso italiano, in cui evidentemente il ginecologo aveva cercato di salvare la vita del nascituro, qui si parla di “malasanità”.
SINDROME DI DOWN, GENITORI RISARCITI PER ERRORE DIAGNOSI
I test effettuati sarebbero risultati sbagliati aggravati dal rischio di Covid che “non avrebbe permesso una corretta diagnosi di sindrome di Down, senza possibilità di errore, in quanto si tratta di un sindrome di Down pura, senza mosaicismo, come si evince dalle perizie ”. In realtà la sentenza del tribunale aveva calcolato l’ammontare del risarcimento a 80mila euro, a cui però su richiesta dell’avvocato della coppia sono stati aggiunti 200mila euro giustificati con le spese che devono affrontare per crescere un figlio Down. Pensando alle centinaia di migliaia di normali famiglie che crescono figli Down senza particolari esborsi se non quelli medici comunque garantiti dalla stato, viene da chiedersi se tale richiesta sia motivata solo dalla voglia di esborso per fini economici.
Il vescovo di San Sebastiano, monsignor Munilla, ha commentato in tono polemico sul suo account twitter: “Benvenuti nella Spagna del XXI secolo… Non ti amavano, chiedevano un risarcimento per non averti potuto rifiutare… e per questo hanno condannato chi ha commesso l’errore di lasciarti scappare vivo”. Parole amare, che esprimono la mentalità ormai di massa secondo cui un figlio non perfetto debba essere scartato e buttato via come se fosse un giocattolo rotto.