Ritardi nel dichiarare la pandemia, la raccomandazione di non usare le “inutili” mascherine e quella di non testare gli asintomatici. Sono solo tre degli innumerevoli errori, sviste, bugie dell’Organizzazione mondiale della sanità nell’ultimo anno, quello più difficile per il Pianeta intero, quello dove ruolo della struttura e le sue capacità tecniche avrebbero dovuto emergere e dare le linee guida all’umanità. Nello stesso tempo, invece, sono venuti alla luce le sue prese di posizione geopolitiche, la sua elefantiasi burocratica e l’atteggiamento talebano di cui ci eravamo già accorti quando, in nome della salute, metteva al bando zuccheri, carni rosse e insaccati come se fossero il diavolo.
In quest’ultimo anno la credibilità dell’Oms sta crollando sempre di più, anche lontano dai riflettori. Lo dimostra la rivolta dei parlamentari inglesi che in un rapporto, rilasciato solo pochi giorni fa, invitano il proprio Governo a contestare l’approccio suggerito dall’Organizzazione mondiale della sanità che punta a vietare l’utilizzo delle sigarette elettroniche. Un distinguo secondario, verrebbe da dire, se il Regno Unito non fosse uno dei maggiori donatori statali dell’Oms e il suo Governo non avesse fissato l’ambizioso obiettivo di rendere il Paese smoke-free entro nove anni. Quindi, nessuno può accusare gli inglesi di non aver a cuore le sorti dell’Organizzazione o quella dei propri cittadini. L’unica accusa che può essere fatta ai britannici è di credere nel metodo scientifico andando sempre a fondo nella questione.
Per farlo i parlamentari hanno sentito, tra gli altri, le testimonianze di Clive Bates, ex direttore del gruppo antifumo Ash, della professoressa Lynne Dawkins della London South Bank University e dei gruppi di consumatori New Nicotine Alliance e We Vape che hanno raccontato le proprie esperienze. E soprattutto hanno ascoltato le affermazioni dell’agenzia governativa Public Health England che afferma che lo svapo è almeno del 95% meno dannoso del fumo. La questione, messa nero su bianco dai parlamentari inglesi, è tutta qua e si chiama riduzione del danno. Se passando dalle tradizionali sigarette a quelle elettroniche il danno diminuisce, allora perché vietarle, criminalizzarle, metterle all’indice? È illogico al limite della stupidità.
Per questo l’intergruppo parlamentare inglese, il “Party Parliamentary Group” (Aapg), ha stilato un rapporto nel quale chiede al Governo britannico di garantire che, nella prossima Conferenza delle parti (Cop) della Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Fctc), l’Oms ritorni al principio fondante dello stesso Trattato istitutivo che include la riduzione del danno, di limitare qualsiasi decisione di vietare lo svapo e le altre alternative a rischio ridotto al fumo e di istituire un gruppo di lavoro scientifico per valutare l’impatto sulla salute dei nuovi prodotti, garantendo apertura e trasparenza”. Tra le raccomandazioni c’è, persino, quella di tenere maggiormente in considerazione le esperienze dirette dei consumatori, spesso ignorate.
Quello dei membri della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord è un approccio rivoluzionario ai problemi della salute che mira a spazzare via la politica dei divieti spesso inutili e punta a coinvolgere le persone per non voltare le spalle alla vita del miliardo di persone in tutto il mondo che ancora fumano, compresi i sette milioni che lo fanno nel Regno Unito.
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