Paolo Rossi è intervenuto quest’oggi, venerdì 9 aprile 2021, nel corso della trasmissione di Rai Uno “Oggi è un altro giorno”, condotta da Serena Bortone, parlando del suo libro “Meglio dal vivo che dal morto”, nel quale ammette di essere riuscito a trasformare la vita “in arte o, almeno, in artigianato. Come si fa? Vivendo tanto per la strada e rubando le idee altrui, ovviamente personalizzandole”. In questo momento “siamo barricati in teatro a Trieste e stiamo lavorando all’Amleto di Shakespeare, un autore che ha avuto 608 repliche sospese per la peste, ma continuavano a scrivere e lavorare”.
La frase shakespeariana che più lo rappresenta? “Adesso sono molto fissato con ‘Essere o non essere’, ma anche ‘Il mondo è palcoscenico’. C’è una differenza sostanziale tra noi attori e coloro che non fanno questo mestiere: noi cambiamo tante volte la maschera, ma sappiamo di usarla, mentre gli ‘umani’ ritengono che quella maschera possa essere la loro vera faccia”.
PAOLO ROSSI: “HO VISTO SAN GIUSEPPE”
Paolo Rossi ha poi rivelato un retroscena sulla sua infanzia: “Avevo 9-10 anni, avevo la febbre molto alta. Ho visto ai bordi del mio letto un falegname con in braccio un bambino con tutte le lucine intorno: per me era San Giuseppe. Non lo so se era proprio lui o se fosse stato un falegname qualsiasi. Ho visto anche tante altre cose, meglio non dirle…”. Nel suo libro, Paolo Rossi distingue tra i talentuosi e i mediocri: “Questi ultimi si svegliano sempre due ore prima rispetto a quelli di talento e in quelle due ore lavorano su come fregare quelli di talento”. Prima di concludere il collegamento, Paolo Rossi ha voluto far inquadrare la statua di James Joyce, che amava Trieste e che era esperto nel vivere serenamente nonostante i debiti. L’opera è stata posta per l’occasione su una poltrona all’interno del teatro.