“Non chiamatemi Signore, il mio nome è Pelé. Se mi chiamate Signore io mi sento molto vecchio”. Così si è aperto il collegamento di Che tempo che fa con Pelè. Con Fabio Fazio sono state ripercorse le tappe della sua carriera. Così la leggenda del calcio ha parlato dei suoi inizi: “Penso a mio padre che diceva che bisogna avere fegato, perché il fegato è un organo fondamentale per l’essere umano: se il fegato non funziona bene, non si sta bene. Il fegato e il cuore. Per questo mio padre diceva che bisogna avere fegato”. Il padre giocava a calcio, quindi è stato un riferimento anche da questo punto di vista. “Era il numero 9, il centravanti, aveva fatto tanti gol di testa. L’unica cosa che volevo che Dio mi desse era giocare tanto bene quanto mio padre. Io desideravo solo essere uguale a mio papà e mio padre era un giocatore di calcio a quel tempo”. Uno dei consigli più importanti che gli ha dato il padre è stato quello di non pensare di essere migliore degli altri o più importante, perché è Dio a dare le opportunità.
Poi Pelè ha ricevuto una bella sorpresa da Rivera: “Abbiamo un bellissimo ricordo e poi io mi ricordo di te: tu sei stato un grandissimo, forse il migliore di tutti”. E lui ha replicato: “Rivera ha detto sempre questo riguardo me. Lui giocava contro di me e mi ha sempre elogiato. È una cosa molto emozionante. Grazie Rivera. Il mondo dovrebbe essere così. Tutte le persone dovrebbero essere così, come Rivera, tutte le volte che parla io mi commuovo”.
Pelè oggi a Che tempo che fa
Pelé sarà ospite di Fabio Fazio nella puntata domenicale di “Che tempo che fa“. Il mito del calcio mondiale si racconterà dopo aver compiuto qualche mese fa 80 anni. A distanza di anni “O Rei” resta per molti il più grande calciatore di tutti i tempi, o comunque alla pari nell’immaginario collettivo con i più grandi di sempre come Alfredo Di Stefano, Johann Crujiff e Diego Armando Maradona. Molti dei record compiuti da Pelé nella sua carriera sono ancora imbattuti, unico calciatore ad avere vinto 3 diverse edizioni dei Mondiali di calcio (1958, 1962 e 1970, con la nazionale brasiliana), è stato nominato “Atleta del secolo” nel 1999 dal Comitato olimpico internazionale, “Calciatore del secolo” nel 2000 dalla FIFA (insieme a Diego Armando Maradona), inoltre nel 2014 è stato insignito del Pallone d’oro onorario FIFA. Dal 1961 è “Patrimonio nazionale” del Brasile, dal 2011 “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità per il Brasile” ed è stato inserito dal Time nel “TIME 100 Heroes & Icons” del ventesimo secolo, tra le personalità più influenti di sempre e non solo del mondo calcistico e sportivo.
Pelè e l’impegno sociale per i più poveri
Pelé si è distinto negli anni anche per il suo impegno sociale, sfruttando la sua grande popolarità per cercare di sensibilizzare soprattutto riguardo la causa della povertà dei bambini. Ambasciatore dell’Unicef e dell’Unesco, dal 2018 ha realizzato il sogno di istituire la sua Pelé Foundation, grazie alla quale raccoglie aiuti per i bambini in tutto il mondo, con l’obiettivo di diffondere l’istruzione e combattere la povertà. Le sue 1281 reti realizzate in carriera sono ancora un record imbattuto e come i Beatles, nelle interviste rilasciate per festeggiare i suoi 80 anni, Pelé ha fatto scalpore definendosi “più famoso di Gesù” e spiegando così il suo punto di vista: “Anche se è una cosa blasfema c’è una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesù con i suoi valori. Ma nel mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia , ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare…” E sul fatto di essere stato il più grande di sempre in campo ha sempre avuto le idee chiare: “Gli argentini non si rassegnano, mi hanno contrapposto prima Di Stefano, quindi Sivori, poi Maradona. Prendano atto del fatto che comunque io valgo più di tutti e tre“.