In Pakistan, due infermiere cristiane sono state accusate di blasfemia e ora rischiano l’ergastolo. Una notizia rimbalzata in Italia in queste ore, e, come spiega l’agenzia Ucanews, ripresa a sua volta dalla testata “Vatican News”, le donne hanno rischiato il linciaggio e si trovano attualmente dietro le sbarre presso un commissariato di polizia con l’accusa di vilipendio del Corano, reato addirittura punibile con l’ergastolo. Per quale ragione le detenute rischiano di trascorrere il resto dei loro giorni in carcere? La risposta va ricercata in un episodio risalente a giovedì 8 aprile, dunque due giorni fa.
In particolare, come testimoniato da alcuni loro colleghi operanti presso l’ospedale civile cittadino, una studentessa in Infermieristica, Newish Urooj, avrebbe strappato un adesivo da un armadio contenente una citazione del Corano riferita a Maometto, mentre l’altra donna, Mariam Lal, avrebbe fatto da complice alla ragazza, nascondendo lo sticker rimosso all’interno della tasca. Tuttavia, il giorno successivo, le donne sono state aggredite fisicamente e denunciate per blasfemia sul luogo di lavoro.
INFERMIERE CRISTIANE E LA BLASFEMIA IN PAKISTAN: LA TESTIMONIANZA
La situazione delle due infermiere cristiane accusate di blasfemia è davvero complessa e delicata, tanto che, come anticipato in precedenza, sono state le forze dell’ordine a strapparle a morte certa per mano dei loro aggressori. Come dichiarato a Ucanews da suor Genevieve Ram Lal, numero uno dell’organizzazione delle donne cattoliche del Pakistan, “qui le accuse di blasfemia seguono sempre lo stesso schema. Siamo senza speranza e impotenti. I cristiani rispettano tutte le religioni. Il governo dovrebbe proteggerli”. Come scrive “Vatican News”, una delegazione della Minorities Alliance Pakistan si è recata in visita al commissariato: “Abbiamo chiesto di avviare un’indagine sul caso prima di registrare la denuncia che distruggerebbe le loro vite – hanno asserito i suoi rappresentanti –. Abbiamo spiegato ai funzionari di polizia che entrambe le infermiere si sono presentate sul posto di lavoro il giorno successivo e che si sarebbero nascoste se fossero state colpevoli”. L’auspicio è che possa essere presto fatta luce su questo delicato caso.