Il giallo della fonderia di Marcheno legato alla scomparsa dell’imprenditore Mario Bozzoli è stato al centro della nuova puntata di Lombardia Nera, dove il conduttore Marco Oliva ha annunciato subito in apertura importanti novità al processo, a partire dall’ora esatta del delitto. Secondo quanto emerso dall’ultima udienza, infatti, l’omicidio di Bozzoli si sarebbe compiuto in 11 minuti, esattamente tra le 19.13 ed le 19.24 dell’8 ottobre 2015, come ritenuto dagli inquirenti. Importanti novità sarebbero emerse anche rispetto al presunto movente. Chi indaga insiste sulle fatture e sulle telecamere spostate pochi giorni prima del delitto e poi riposizionate cinque giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli.
Sono tre le telecamere deviate, ovvero ritrovate in una posizione del tutto differente la sera della sparizione dell’imprenditore, come emerso dalle indagini degli inquirenti che da anni cercano di fare luce sul giallo di Marcheno, in provincia di Brescia. E’ quanto emerso nel corso della terza udienza del processo che vede come unico imputato per omicidio il nipote Giacomo. Lo ha raccontato in aula il maresciallo dei Carabinieri spiegando come tre telecamere su otto avessero una visuale diversa. Stando a quanto emerso, l’installatore avrebbe consegnato i codici di manovra ad Alex ed al fratello Giacomo che da sempre però si proclama innocente.
GIALLO MARCHENO, NIPOTE BOZZOLI: “VIVO UN INCUBO”
Ai microfoni della trasmissione Lombardia Nera, proprio il nipote di Mario Bozzoli, Giacomo, intercettato poco prima dell’udienza ha commentato: “Sto vivendo un incubo. Se ho fiducia nel processo? Assolutamente sì perchè sono innocente quindi sono tranquillo”. Il giovane però ha preferito non aggiungere altro limitandosi ad un “Basta”. Nel corso dell’udienza, inoltre, l’ex comandante del Ros di Brescia ha collocato l’ora della morte nell’arco di una decina di minuti. “Non c’è la pistola fumante, non abbiamo prove certe ma collochiamo l’omicidio tra le 19.13 e le 19.24”, ha detto, ovvero tra quando Bozzoli chiama la moglie e Giacomo richiama la compagna dopo due telefonate perse rispettivamente alle 19.07 e alle 19.14. Secondo la procura il movente del delitto sarebbe da ricercare in una serie di reiterate liti per questioni economiche. L’imprenditore temeva che i lavori della ditta aperta dal fratello fossero pagati dalla Bozzoli srl. L’avvocato Pierpaolo Cassarà, intervenuto a Lombardia Nera ha manifestato alcuni dubbi rispetto alla nuova ricostruzione legata alle tempistiche del presunto delitto. “Da un punto di vista probatorio, ad oggi, questo processo è un punto morto”, ha dichiarato, contestando anche la teoria del riposizionamento delle telecamere.
OMICIDIO MARIO BOZZOLI: GIALLO SU MOVENTE
Rispetto allo spostamento delle telecamere emerso nel corso del processo sul giallo di Marcheno, l’avvocato Cassarà ha precisato che giuridicamente si tratta di “indizi molto sommari perchè non si può sostenere una tesi omicidiaria in modo certo con questa prova indiziaria” senza un cadavere e senza “un movente serio”. L’investigatore Valter Piazza di contro, ha ritenuto fondamentale il punto delle telecamere nel processo seppur “con un recupero di dati”. Ad intervenire alla trasmissione anche l’onorevole Angelo Ciocca. Da oltre cinque anni, infatti, non si riesce a capire se Bozzoli sia stato davvero ucciso, se sia finito nel forno o portato fuori cadavere dalla ditta e caricato su un’auto. L’europarlamentare della Lega avrebbe definito tutto ciò possibile attribuendo la colpa alle primissime indagini successive alla tragedia. “La differenza la fa la tempestività”, ha commentato, e secondo l’onorevole il movente sarebbe in quel debito su uno dei conti correnti della società Bozzoli, definito “l’elemento cardine scatenante”.