Quello che succede in casa 5 Stelle, tra Rousseau e il Movimento, non è facile da decifrare. Conte non ha speranze, dice Nicola Biondo, ex capo della comunicazione 5 Stelle fino al 2014, cronista di giudiziaria, esperto di terrorismo, due saggi all’attivo sulla creatura di Casaleggio e Grillo. Per Biondo il Movimento 5 Stelle è solo un taxi sul quale “altri” – multinazionali estere, potenze straniere – salgono e scendono per progetti di potere estranei agli interessi dell’Italia. Mentre le estenuanti vicende interne (Grillo contro Casaleggio, Casaleggio contro Conte) sono la cronaca di un patto tradito e di progetti personali.
Che cosa sta succedendo tra Grillo, Conte e Davide Casaleggio?
Il Movimento è cosa di Casaleggio. Lo dice lo statuto dell’Associazione Movimento 5 Stelle, rifondata nel 2017 da Casaleggio jr e Luigi Di Maio, che hanno il simbolo in comodato d’uso. Punto.
Quindi?
Le cronache grilline parlano del nulla. O peggio, di un patto tradito. Ma non di fronte agli elettori di M5s. Piuttosto di fronte a tutti gli italiani. I Cinquestelle dicevano che dopo due mandati gli eletti sarebbero tornati alla vita di prima. Era una buffonata e, diciamocelo, lo avevamo capito tutti.
Ma tu cosa pensi del caso in questione, lo scontro tra Movimento e Rousseau?
Mi dispiace dirlo ma ha ragione Davide. Molti parlamentari intendono ricandidarsi e per farlo non mantengono più l’accordo, che hanno sottoscritto, di finanziare Rousseau e le sue attività.
Dunque sono inadempienti.
Sì. Però bisogna completare il quadro. Perché Davide usa pro domo sua il principio dei due mandati? Ma perché solo così può continuare a gestire persone alle quali lui, di fatto, affitta i seggi. È come se Casaleggio fornisse un kit per essere eletti e fare i politici. Non gli interessa che tu sia bravo o meno, ma che tu obbedisca alle sue ragioni. Che sono quelle di un imprenditore privato.
A volte sono “ragioni” davvero strane…
Non per tutti. Se la Casaleggio non avesse avuto in mano il Movimento 5 Stelle, mai e poi mai una multinazionale come Philip Morris le avrebbe corrisposto 600mila euro l’anno.
Davide Casaleggio era lo stesso imprenditore che interveniva due volte l’anno sul Corriere per spiegare che i parlamenti sono obsoleti e vanno sostituiti con il voto online.
Altra cosa mostruosa. In Germania il voto elettronico, dopo anni di studi ad altissimi livelli, è stato abolito per legge. In Usa i maggiori esperti e i capi delle agenzie di sicurezza sostengono che il voto online è troppo esposto al rischio di essere manipolato.
In questo momento chi è il vero avversario di Casaleggio? Grillo? O Conte?
Dovremmo essere noi, semplici cittadini senza potere, perché la Casaleggio e M5s continuano a propagandare una serie di inganni. Il più grande gruppo parlamentare tra Camera e Senato non è nelle mani degli eletti. Non ha una classe dirigente e neppure un leader eletto. È un fatto pericoloso. Se è vero, come è vero, che la stragrande maggioranza dei parlamentari non versano più da tempo i soldi a Rousseau, ce ne sono una cinquantina che continuano a farlo.
Vuol dire che Casaleggio può contare su di loro?
Può disporne come crede. Non è l’unica anomalia. Abbiamo anche un signor Conte che dice di non voler essere un leader calato dall’alto ed è avvenuto proprio questo; di voler essere eletto dagli iscritti su una piattaforma, e la piattaforma non c’è… ma gli iscritti neppure, perché i dati degli iscritti li ha Casaleggio.
Conte andrà a schiantarsi?
Ci sono molti parlamentari che lo pensano.
Forse si è messo in una strana macchina che non riesce a gestire.
Solo Casaleggio ne conosce i comandi. Per questo nessun altro riuscirebbe a gestirla.
Li vedremo in tribunale?
Io penso di no. Innanzitutto perché qualunque giudice farebbe molta fatica a capire come funziona il sistema Casaleggio. Come può un’associazione privata obbligare un parlamentare a versare dei soldi? Su base volontaria? Sono donazioni, dice Casaleggio. Ma la donazione è una tantum, non tutti i mesi. In cambio di cosa poi? Di servizi? Allora è un contratto, non una donazione. Alla fine, per un giudice sarebbe molto più semplice ingiungere il pagamento del dovuto, perché così prevede il contratto.
In un articolo recente hai scritto, a proposito del caso Walter Biot, che sono stati Grillo, Di Battista e Di Stefano a creare l’asse con Mosca. È una vecchia questione: cosa c’è sulla carta di identità di M5s?
Ha ragione Giuliano da Empoli, quando nel suo libro Gli ingegneri del caos scrive che finite le ideologie in tutto il mondo è arrivato il tempo del caos, un ring in cui tutto è permesso. Tu saliresti su un ring dove non ci sono regole? Io no.
Ma qualcuno ha provato di farlo. Forse soltanto per vedere che cosa succede.
C’è stato un tempo in cui tutti i maggiori partiti politici italiani, pur con i loro terribili difetti, erano popolari e patriottici. Avevano magari un’idea diversa di futuro, ma l’idea c’era: Spinelli, Moro, perfino Mattei, per il quale i partiti erano solo taxi su cui salire e pagare il dovuto. I nuovi partiti come M5s sono votati a fare i taxi molto più di quelli di allora.
Tornando alla Russia?
Fino al 2014, a detta degli stessi Grillo e Casaleggio, M5s era fieramente anti-Putin. Nel marzo 2014, a ridosso delle europee, Grillo rilasciò un’intervista a Mentana tessendo le lodi del presidente russo. Da allora la storia è cambiata.
Cosa è successo?
Non lo sappiamo. Però dopo la visita all’ambasciata russa Grillo fece una battuta: con questi – disse – bisogna scherzare poco, perché sono quelli del Polonio. Me la ricordo bene quella campagna, perché ero in plancia di comando (come capo della comunicazione, ndr). Lo dissi più volte alle persone alle quali dovevo dirlo: io mi sfilo, perché non capisco dove state andando.
Che cosa pensi di quella vicenda?
Grillo rilascia intervista soltanto a pagamento. Ha un tariffario. Nel 2015 rilasciò un’intervista a Russia Today. Senza più nessuna delle critiche di un anno prima, a cominciare dal caso Politkovskaja.
Se M5s è così malleabile, che cosa farà una truppa così scombinata quando si tratterà di eleggere il nuovo capo dello Stato?
Prima di rispondere, ti faccio notare che mentre parliamo Luigi di Maio è atterrato a Washington per incontrare il segretario di Stato americano Blinken. Una mossa abile. È il primo ministro europeo a incontrare il numero tre dell’amministrazione Biden.
Come lo spieghi?
Potremmo dire che questo è il secondo tempo di Luigi: Luigi “l’amerikano”, con la K. È evidente che anche sulla collocazione internazionale c’è una spaccatura nel Movimento. Innanzitutto però la visita dimostra che di Maio sta facendo una partita tutta sua. Io scrissi per tempo che l’elezione di Biden era l’inizio della caduta di Conte. È impensabile che Luigi si ritiri nella sua Pomigliano d’Arco.
Hai già scritto del suo progetto e ne abbiamo parlato.
“Ho in mente un progetto politico per superare il Movimento 5 Stelle”, disse ad alcuni parlamentari M5s.
Ma Di Maio ti ha smentito in un’intervista a Repubblica.
Sì. Di sicuro, però, i parlamentari che conosco io lo hanno sentito personalmente parlare di questo progetto.
E credi che lui si ancora convinto di perseguirlo?
Sempre di più.
Di nuovo: chi governerà questa massa di voti nell’elezione del Colle?
Le variabili sono tantissime. Se si trovasse un buon nome, perché no, il nome di una donna in gamba, non escludo che il Movimento si spacchi e che il partito di Casaleggio possa diventare decisivo. E i voti di Fratelli d’Italia potrebbero essere il colpo di scena finale di una legislatura piena di colpi di scena. Votare l’inquilino del Quirinale sarebbe per la destra post-fascista la fine di una lunga camminata nel deserto. E per di più sotto la guida di una donna. Giorgia Meloni intendo.
Conte?
I 5 Stelle sono un accrocco che non è roba sua. Il vuoto di potere all’interno è visibilissimo. Proprio per questo, Conte è l’ultima persona utile a riempirlo.
(Federico Ferraù)
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