Il giornalista Romolo Buffoni ha scritto “Un sogno chiamato Roma“, un romanzo che ripercorre la storia dell’A.S.Roma pubblicato per Santelli Editore. Abbiamo avuto l’opportunità di poterci scambiare due chiacchiere e in esclusiva ai microfoni de IlSussidiario.net ha spiegato i motivi che l’hanno portato a questo lavoro.
La sua opera è una storia in giallo e rosso, quanto c’è di lei all’interno?
È un romanzo basato sul tifo per una squadra di calcio, la Roma, della quale si ripercorre la storia e si immagina un futuro possibile. Il mio libro può piacere a chiunque non sia allergico al calcio e ai colori giallorossi. Non so quantificare quanto di me ci sia dentro a quel centinaio di pagine, quanto di me reale o quanto di me immaginario. Ci sono sicuramente la mia fantasia e la mia passione per il calcio e per la Roma.
Quando ha deciso di scrivere questo libro cosa si è posto come obiettivo?
Di vincere il premio Strega ovviamente…
Spesso si dice che romanista non si diventa ma ci si nasce, la pensa così anche lei?
Lo si diventa, a patto di esserci nato.
Sicuramente tra Roma e Lazio c’è una differenza e non di poco conto per quanto riguarda le tifoserie. Perché per i giallorossi spesso si parla di Piazza?
In generale il romanista è più ottimista, rumoroso e contagioso rispetto al laziale, incline alla critica feroce della propria squadra e a restarsene nel suo cantuccio. La piazza giallorossa risulta quindi più caciarona, ma quando hanno qualche cosa da dire anche i biancocelesti si fanno sentire. Sono chiaramente stereotipi e come tali vanno considerati.
(Matteo Fantozzi)