Vaccino sì? Vaccino no? Tra i pasdaran del vaccino sempre e comunque e i talebani no vax c’è una terra di mezzo che magari attende di capire, soprattutto quando l’informazione dice tutto e il contrario di tutto (vedi quanto è accaduto sull’oramai ex AstraZeneca). La domanda, nelle conversazioni tra amici e parenti, quindi, torna (frequente e inevitabile) più spontanea che mai: ma tu il vaccino te lo fai? Che tradotto in termini ancora più semplici è come se uno dicesse: ma tu, ti fidi?
E’ evidente che quegli stessi mezzi che inculcano dubbi non sono in grado poi di scioglierli, se è vero che a Napoli si è calcolato che negli ultimi giorni il 50% delle persone cui era destinato il vaccino anglo-svedese lo ha serenamente rifiutato; quando la frittata è fatta, hai poi voglia a dire che il tanto atteso vaccino è meno pericoloso dell’aspirina e che si hanno più probabilità di precipitare da un aereo mentre si va in vacanza all’estero (chiaramente muniti dell’emanando certificato vaccinale); la paura, si sa, è un elemento non proprio razionale.
Ormai tutti abbiamo imparato a conoscere i nomi dei vaccini: AstraZeneca, Moderna, Johnson&Johnson, Sputnik V, Pfizer; un anno fa si acclamavano i ricercatori che avevano isolato il virus come eroi nazionali, tutti protesi nella speranza che il vaccino potesse restituirci quella normalità ormai perduta, tutti in attesa del novello Bellerofonte che potesse sconfiggere il mostro Chimera-virus.
Sui vari mezzi di informazione è un rincorrersi di notizie su disdette di prenotazioni, discussioni agli hub vaccinali, per non parlare dell’incontrollata ridda di testimonianze che inondano i social su presunti episodi di decessi attribuibili in qualche modo alle vaccinazioni. A tutto questo fanno da contraltare le rassicuranti dichiarazioni dei governi nazionali e dei vari enti regolatori che quotidianamente aggiornano la popolazione sugli sviluppi delle verifiche condotte sui vari vaccini.
Tutta questa situazione fa nascere però una domanda: come è possibile che diamo più credito ad una notizia acquisita su internet piuttosto che, ad esempio, alla dichiarazione ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità? Come è possibile che giudichiamo più attendibile la testimonianza di un amico (che magari ha saputo che la sorella di un suo conoscente ha avuto una trombosi qualche giorno dopo la somministrazione del vaccino!!!) piuttosto che gli studi dell’EMA che hanno ritenuto non dimostrabile la correlazione tra gli eventi trombotici e i vaccini? Insomma come è possibile che la voce ritenuta più credibile sia spesso quella non ufficiale?
Eppure abbiamo eccellenze indiscutibili sia in Italia sia in Europa; ciò nonostante non ci fidiamo!
Visto che tale fenomeno si è sempre verificato, probabilmente ingigantito nell’era dei social, più che una sfiducia nella compagine governativa di turno, sembrerebbe piuttosto un problema di sfiducia nelle istituzioni in quanto tali, una tendenza a sospettare della versione ufficiale, una strisciante predilezione per le teorie complottistiche.
Il problema non sarà dunque da ricercare nella maturità di un popolo che proprio non riesce a fidarsi, che non vuole farsi guidare, che preferisce la verità gridata e roboante dei social a quella pacata e documentata delle fonti ufficiali?
Quello che manca è probabilmente la cultura della verifica, l’abitudine a considerare con onestà intellettuale tutte le fonti e forse, qualche volta, fidarsi e perché no affidarsi a chi senza dubbio ne sa più di noi.
C’è poi un altro aspetto da considerare.
Alla radice dell’incertezza, la domanda vera, la domanda ultima che ognuno si fa, a cui ognuno vorrebbe dare una risposta certa, è: ma io ce la farò? E forse, proprio perché la risposta a questa domanda esistenziale non c’è, si vorrebbe avere almeno certezza nelle cose che si fanno, che riguardano la nostra vita e si rifugge da quelle in cui tale certezza non c’è.
Se allora, di fronte a domande così essenziali, la risposta certa al cento per cento non esiste, bisognerebbe prendere coscienza del fatto che, magari, nella vita di ognuno c’è sempre qualcosa (e che cosa!!!) che è sottratta alla nostra disponibilità e a quella degli altri. Questo è un fatto, vero quanto è vera la vita stessa! La vita è il dono di un Altro che si rinnova in ogni momento, che possiamo certamente custodire al meglio, ma del quale non possiamo disporre a nostro piacimento (verità, scomoda quanto si vuole ma ineluttabile). E’ dunque effimera la pretesa di avere certezze su di essa sperando in qualche modo di poterla governare.
Se dunque riuscissimo a prendere coscienza del fatto che siamo un piccolo ingranaggio del grande Mistero che è la vita, forse non staremo tanto a preoccuparci di quella infinitesima probabilità di rimetterci le penne con una dose di vaccino.
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