Milena Gabanelli e Simona Ravizza riportano sulle colonne de “Il Corriere della Sera” i dati relativi al loro approfondimento sulle trombosi connesse alla somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson, partendo dalla statistica ufficiale: al 4 aprile, “su 35 milioni di dosi AstraZeneca somministrate, sono segnalati 222 casi di trombosi cerebrali e addominali. Ad oggi i primi 86 casi confermati, di cui 18 fatali, hanno portato alla correlazione con il vaccino: 62 casi di coaguli di sangue si sono verificati nelle vene del cervello, gli altri 24 nelle vene dell’addome”.
Per quanto concerne i numeri nostrani, “se guardiamo all’Italia, nel 2020 sono state colpite da trombosi del seno venoso una donna su 100 mila tra 0-19 anni, 3 su 100 mila tra 20-39 anni, 4 su 100 mila tra 40-49 anni, una su 100mila oltre i 50 anni. Negli uomini invece si riscontrano casi solo a partire da 50-59 anni (meno di uno su 100 mila) e oltre i 60 (1-2 su 100 mila). A oggi si è riscontrato un aumento dell’incidenza rispetto all’atteso di 1 su 100mila vaccinati con AstraZeneca in chi ha meno di 50 anni, soprattutto donne per la trombosi del seno venoso”.
TROMBOSI CON ASTRAZENECA E J&J? “PIÙ BENEFICI CHE RISCHI”
Gabanelli e Ravizza, oltre ai dati relativi alle trombosi con AstraZeneca e J&J, hanno analizzato su “Il Corriere della Sera” anche quelli connessi al rischio morte per Covid: “Nella Ue a fine marzo 2021 il tasso di letalità per gli over 80 supera il 27%. Nella fascia 70-79 per i maschi è dell’11,5%, per le donne del 6%. Fra i 60-69 per i maschi è quasi del 3%, per le donne dell’1,4%. Mentre nelle donne tra i 20 e 29 anni è circa lo 0,002%”. Come puntualizzano le giornaliste, è d’uopo sapere e diffondere il verbo inconfutabile, ovvero quello che testimonia come non esista sulla Terra un vaccino in grado di proteggere al 100% dalla patologia. È così per il Coronavirus, ma non solo: anche fra i bambini vaccinati contro rosolia e morbillo si verificano comunque casi di infezione naturale (uno su 3mila per la rosolia, uno su 6mila per il morbillo). Insomma, è indubbio che i benefici siano di gran lunga superiori ai rischi e che dunque il ricorso al vaccino anti-Covid sia la pratica più corretta da seguire per contribuire alla vittoria dell’umanità sulla pandemia.