Come promesso, Report ha pubblicato la mail che Ranieri Guerra ha mandato al ministro della Salute Roberto Speranza, e in cui compare come destinatario anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss). La data è quella del 14 maggio 2020, l’orario è 09:18, quindi poche ore prima che il report Oms venisse censurato. In quella comunicazione il direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità condivideva il link al documento, ne sottolineava i rischi reputazionali e se ne dissociava. Uno scoop che smentisce quanto dichiarato ieri e in questi mesi dal ministro. Nel novembre scorso, ad esempio, quando Report chiese a Speranza se avesse letto il rapporto Oms censurato e se conosceva le ragioni della rimozione, questi rispose che «non si tratta di un documento ufficiale dell’OMS e non è mai stato trasmesso al Ministero della Salute che quindi non lo ha mai né valutato, né commentato». Le cose evidentemente non stanno così, perché Ranieri Guerra nella mail in questione afferma: «È con molto dispiacere personale che confermo la pubblicazione del rapporto qui di seguito». Quindi, spiega che è stato elaborato dall’Ufficio di Venezia «senza l’autorizzazione degli uffici centrali di Ginevra, che era stata negata venerdì e ribadita lunedì dopo mio intervento piuttosto pesante».
LE “DANNOSE POLEMICHE” PER IL REPORT
Ranieri Guerra prosegue scrivendo che quel report Oms aveva «numerose imprecisioni» e «alcuni franchi errori contenuti nel testo», facendo peraltro notare che gli era arrivato da Ginevra, non da Venezia, «palesandomi così già internamente un’alterazione dei bilanciamenti della già difficile governance interna». In quella stessa mail cita anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico, Andrea Urbani, direttore generale del ministero della Salute, e il segretario generale Giuseppe Ruocco, con cui aveva «impostato la discussione preliminare» al fine almeno «di evitare di accendere inutili e dannose polemiche su un testo che inevitabilmente si presta a inevitabilmente letture». Oltre a sottolineare «il momento delicato», Ranieri Guerra esprime il suo rammarico, perché «si sarebbe potuto utilizzare il rapporto come camera di ulteriore amplificazione degli straordinari provvedimenti di governo». Poi prosegue spiegando che gli «è stata negata ogni possibilità di intervento, invocando, da parte degli autori, la libertà, l’autonomia e l’indipendenza degli stessi, senza valutare i danni collaterali e l’inevitabile crollo della reciproca fiducia».
“NON SONO RIUSCITI A FERMARE PUBBLICAZIONE”
In quella stessa mail Ranieri Guerra dice di aver commentato già la questione con Silvio Brusaferro, ma telefonicamente, spiegando che ritiene «suicida una posizione di questo genere alla luce della richiesta che Kluge porrà per il rinnovo del mandato del Centro di Venezia o addirittura per l’ipotesi di apertura di un vero ufficio OMS in Italia». Il dirigente dell’Organizzazione mondiale della sanità non sa che dire, ma prende le distanze dal report di Francesco Zambon. «Non so che dire, al di là della mia personale dissociazione dal rapporto, che però farà danni ugualmente, e della convinta acquisita dissociazione di altri colleghi di Copenaghen che ho investito della problematica ma che non sono riusciti a fermare la pubblicazione». Lo stesso Ranieri Guerra parla di una storia complessa e di «scambi di mail e interlocuzioni intensi, a documentare una spiacevole ed evitabilissima situazione», che ora rischia di mettere seriamente nei guai il ministro della Salute Roberto Speranza, visto che – tra le altre cose – aveva dichiarato di non essere a conoscenza delle ragioni della rimozione del report Oms.