Nonostante l’emergenza e i continui cambi di maggioranza, la pandemia continua a complicare la già difficile situazione politica nel nostro Paese. Da tempo si alternano governi di diverso colore, ma una maggioranza stabile, capace di reggere un’intera legislatura e soprattutto di mettere in cantiere le riforme di cui l’Italia ha bisogno, non c’è ancora stata. Da queste premesse emerge l’importanza del lavoro dei diversi intergruppi presenti in Parlamento, esempi di pratica politica in cui i temi e il confronto tra posizioni diverse sono centrali. In particolare, l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà è un luogo di confronto fra tutti i partiti politici in dialogo con le istanze della società e dei corpi intermedi.
La Fondazione per la Sussidiarietà ha svolto sin dall’inizio il ruolo di partner scientifico e per questa ragione si è posta innanzitutto la domanda sul futuro della democrazia e il ruolo stesso dei partiti in questa seconda Repubblica. Vale ancora il modello in cui le persone, riunite in realtà sociali, esprimono le esigenze che ispirano poi i partiti, i quali trovano nel Parlamento un luogo di unità nazionale, rispettando la tripartizione dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario?
Tale modello sembrava, nell’ultimo decennio, andato in crisi per diverse ragioni. La prima è lo stile di governo basato su leader isolati dal resto della classe politica e dei partiti, che volevano rappresentare con enfasi la predominanza del potere esecutivo rispetto al Parlamento, che veniva confinato in un ruolo marginale. La seconda ragione è la sostituzione di una classe politica costituita di persone che si distinguevano per capacità di rappresentanza nei movimenti, nelle associazioni di categoria, nella cultura e nella vita accademica, nella società civile con persone nominate dai vertici dei partiti e spesso senza esperienza politica sul campo. La terza ragione è il rarefarsi della democrazia e della rappresentanza sul territorio dei partiti stessi e del loro legame con i corpi intermedi. E ancora, non è estraneo a questa crisi l’indebolimento dei corpi intermedi più fragili dal punto di vista della loro forza ideale e quindi più incapaci di essere luoghi formativi, fattori di costruzione di opere sociali, punti di apertura al bene comune e al funzionamento delle istituzioni.
I tanti anni di crisi economica a cui ha fatto seguito la pandemia con anche tanti esempi di solidarietà diffusa, confermano che una ripresa non può che realizzarsi attraverso un percorso di sviluppo e coesione che nascano dal basso, grazie al diffondersi di una cultura sussidiaria.
Un altro tema cruciale nel lavoro dell’Intergruppo, strettamente legato al tema della sussidiarietà, è stato quello dell’educazione e della scuola. Non esiste infatti nessuna ripresa delle istituzioni senza che una generazione di giovani sia preparata, competente, appassionata, attenta a una visione globale della realtà. Per questo l’Intergruppo, invece di unirsi alla pletora di analisi negative, ha cercato di mostrare che anche nel dibattito sulla scuola spesso feroce e fonte di divergenze radicali, si può fare un lavoro costruttivo tra posizioni diverse. Ci si è concentrati sull’analisi dei possibili cambiamenti nei metodi didattici, particolarmente di attualità in un periodo in cui la Dad ha messo in luce l’impossibilità di una scuola basata sull’insegnamento tradizionale. Si sono messi a fuoco i contenuti del nuovo approccio educativo-didattico legato ai non cognitive skills o character skills. Una scuola che valorizzi la personalità dei ragazzi persegue non solo la qualità dell’apprendimento, ma si batte per eliminare le disuguaglianze sociali di partenza. L’Intergruppo sta predisponendo una proposta di legge che valorizzi le sperimentazioni in questo senso delle singole scuole e dei gruppi di insegnanti.
La centralità riconosciuta al sistema educativo è vista come la radice di un rilancio dello sviluppo in Italia che era già quasi fermo prima della pandemia. Il tema della formazione va sviluppato in due direzioni. La prima rivolta alla formazione di una nuova classe dirigente e la seconda volta a migliorare il capitale umano nelle imprese. A differenza di quanto avviene in tutto il mondo sviluppato, l’alta formazione post-universitaria del personale è solo onere delle imprese e dei lavoratori. Anche perché, ed è questo il secondo filone di lavoro dell’Intergruppo sulla ripresa, se si mette a tema lo sviluppo sostenibile supportato dal Next Generation Eu, in tema di digitalizzazione, energia non inquinante, lotta alle disuguaglianze, solo un cambiamento di mentalità di manager e imprenditori può portare a risultati rilevanti.
La concezione di economia condivisa dall’Intergruppo supera sia l’assistenzialismo, che lascia intatte povertà ataviche, sia il neoliberismo selvaggio che non si accorge che uno sviluppo equilibrato e diffuso si avvale anche di un apparato pubblico e delle energie che si sprigionano dal basso in una cultura sussidiaria.
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