“Se da un anno si dice che siamo in guerra, riferendosi al virus e al suo impatto economico, possiamo pensare che il turismo sia preda di un accerchiamento fatto di timori, incertezze e risposte inadeguate. Dobbiamo rompere l’accerchiamento. Dobbiamo cioè immaginare nuovi scenari e realizzare strategie mai fatte prima, coerenti con le nuove sensibilità di chi programma e sceglie un viaggio o una vacanza”.
È questa l’opinione di Beppe Giaccardi, consulente e ceo di Giaccardi & Associati (lo studio di consulenza e data analysis specializzato in turismo), fondata sui risultati della nuova ricerca “Turismo & Salubrità”, realizzata su 72 casi turistici in Italia e in Europa. Gli scenari nuovi indicano, in sintesi, che la domanda di turismo sta cambiando, e la grande rendita di posizione dell’Italia, forte delle sue bellezze naturali, culturali e artistiche, non sembra essere più sufficiente. Oggi servono sicurezze sanitarie, sostenibilità, esperienze e ricordi.
“Rilanciare il turismo non sarà come riaccendere la luce” indica la ricerca. “Dobbiamo impegnarci in nuovi progetti d’impresa e di destinazione fondati su 5 pilastri antifragili, cioè non solo resilienza, ma nuove opportunità: consapevolezza dei rischi e delle precauzioni; conoscenza delle nuove sensibilità ed esigenze della domanda; green e digitale integrati; sostenibilità come pratica centrale dell’economia del turismo; bisogno di socialità come nuova risorsa”.
L’indagine ha preso in esame 72 casi studio in Italia e in Europa. Tra le città già più impegnate nel soddisfare le nuove esigenze dei viaggiatori in Europa ci sono Amsterdam, Berlino, Mannheim, Oslo, Parigi, San Sebastian e Vienna, tra iniziative anti-pollution e comunicazione intensa sulle misure di sicurezza sanitaria adottate. Nell’esame di 14 località italiane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) sono state invece evidenziate pericolose carenze: scarsa attenzione a sostenibilità, eco-mobilità, pedonalizzazione dei centri, integrazione e comunicazione nei servizi sanitari. Non è tutto. Sono state indagate anche venti città d’arte (Ascoli Piceno, Assisi, Asti, Cuneo, La Spezia, Lecce, Lucca, Macerata, Mantova, Modena, Novara, Parma, Pavia, Perugia, Pisa, Siena, Trento, Verona, Vicenza, Viterbo), ma la situazione non cambia, in una sostanziale indifferenza per il turismo, non percepito quale asset strategico.
Di “rompere l’accerchiamento” e di nuovi obiettivi su cui posizionare il turismo ha parlato anche Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, al Cortina Digital Forum: “Quello che si richiede oggi al settore turistico è di ripensare l’idea stessa di viaggio. Turismo smart, dati, intelligenza artificiale, domotica in hotel, assistenza tramite chatbot, realtà aumentata sono alcuni strumenti che potranno dare impulso al rilancio di un settore pesantemente danneggiato, in cui il digitale può costituire un modo per interpretare e rispondere ai segni del cambiamento e alle esigenze del turista”.
La digitalizzazione, dunque, come step indispensabile per il turismo post-Covid. “Gli strumenti digitali, a fronte di una limitazione dei contatti diretti – ha aggiunto Lalli -, avranno una rilevanza ancora più decisiva del passato nella fase di ispirazione, di prenotazione e di ricerca di informazioni. Le risorse digitali possono, inoltre, facilitare uno sviluppo maggiormente sostenibile delle aree turistiche, migliorando l’accessibilità dei luoghi, favorendo processi di coesione sociale, accrescendo forme di governance partecipate, elevando la qualità della vita delle comunità locali nel rispetto dei principi di economicità del business e del capitale naturale. Sarà proprio sulla velocità di reazione che si determineranno i nuovi assetti e la competitività futura dei diversi Paesi. Digitale, sostenibilità e attenzione a nuovi stili di vita che mettano al centro il benessere e la sicurezza della persona sono temi cruciali sui quali è diventato indispensabile investire e riprogettare”.
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