Il debutto all’esame di Stato 2021 del Curriculum dello studente – un documento, istituito con la legge 107 del 2015, “rappresentativo dell’intero profilo dello studente che riporta al suo interno le informazioni relative al percorso scolastico, le certificazioni conseguite e le attività extrascolastiche svolte nel corso degli anni” – ha aperto un dibattito, carico anche di polemiche e critiche. C’è chi lo vede come un nuovo approccio educativo-didattico che tiene conto anche dei non cognitive skills o character skills, oggi sempre più decisivi, e chi invece teme che possa essere uno strumento più esclusivo che inclusivo.
Ma sarà davvero così? “Ci sta che il Curriculum dello studente sia oggetto di discussione in un’ottica anche critica – osserva Damiano Previtali, dirigente del Sistema nazionale di valutazione presso il Miur – ma è importante che il tutto avvenga tenendo conto che è importante presidiare e riportare al meglio tutto il percorso formativo di ogni singolo studente”.
Il Curriculum decolla a sei anni dalla sua nascita. Qual è l’obiettivo?
Il Curriculum dello studente riporta le attività svolte in ambito scolastico e quelle svolte in ambito extra scolastico. Ma al di là dello strumento come costruzione e definizione – previste dalla legge 107/2015, dal Dlgs 62 del 2017 e dal Dm 88 del 2020 –, il curriculum si basa su tre princìpi fondativi molto significativi: la personalizzazione del percorso scolastico, l’integrazione degli apprendimenti, l’orientamento.
Il Curriculum, dunque, aiuterà a spingere verso la personalizzazione del percorso scolastico?
Il curriculum è finalizzato il più possibile alla personalizzazione del percorso di studi. Oggi, in realtà, non è così, perché sappiamo che gli stessi quadri orari sono definiti o in ambito di istituto scolastico o collegati con la classe o alcuni gruppi di classi. Anche con l’aiuto del Curriculum l’idea, in sé molto positiva, è quindi di arrivare sempre più a un profilo personalizzato dello studente.
Perché è importante oggi l’integrazione degli apprendimenti?
È un tema strategico, anche in vista dello sviluppo futuro della considerazione verso le motivazioni, gli interessi, le passioni e i talenti che gli studenti portano. Abbiamo necessariamente da presidiare gli apprendimenti formali, ovvero quelli indirizzati dalla scuola, ma è indubbio che oggi l’apprendimento è una dimensione plurale e questo avviene attraverso le esperienze e le competenze che gli studenti svolgono e assumono extra moenia, fuori dalle mura scolastiche.
E l’orientamento?
La capacità di valorizzare alcune skills dalla scuola all’università e al mondo del lavoro è un passaggio decisivo.
Che ruolo giocherà il curriculum nell’esame di Stato?
L’indicazione esplicita, che deriva dall’ordinanza 53 del 2021, è che la sotto-commissione nella conduzione del colloquio deve tener conto delle informazioni contenute nel Curriculum. Ma va sgombrato subito il campo da un equivoco.
Quale?
Il Curriculum non è un documento di valutazione, nasce come documento informativo, che possa illustrare in modo organico e completo il percorso dello studente, in ambito scolastico ed extra, maturato nel quinquennio.
Il curriculum va compilato dallo studente o dall’insegnante?
Il Curriculum è diviso in tre parti. La prima parte è di competenza esclusiva della scuola, più precisamente della segreteria scolastica, che trova una serie di indicazioni già precompilate, perché sono tutti dati già a sistema: dal piano di studio nel quinquennio fino agli elementi tipicamente scolastici come, per esempio, il credito formativo, il Pcto e la valutazione acquisita dallo studente all’interno dell’esame di Stato. C’è poi una seconda parte legata alle certificazioni, in buona parte promosse dalle stesse scuole: le più diffuse sono quelle collegate alle competenze linguistiche o le certificazioni informatiche. Lo studente ha comunque la possibilità di integrarle. Infine, solo la terza parte è esclusiva competenza dello studente.
Il Curriculum non rischia di diventare un adempimento burocratico in più di cui deve farsi carico il corpo docente?
Un aggravio proprio non c’è, perché il docente non ha alcuna possibilità di entrare nel Curriculum, che è dello studente, né di compilarlo. Sarebbe davvero inopportuno. Il Curriculum nasce con un protagonismo che deve essere dello studente. Abbiamo invece indicato alle scuole l’opportunità che uno o più docenti della classe possano essere accreditati dal dirigente scolastico alla lettura, e ovviamente alla valorizzazione, del Curriculum. Quindi, prima di arrivare alla commissione d’esame, ben venga che lo studente possa fruire di iniziative di informazione, accompagnamento, sostegno e orientamento, che è una competenza fondamentale della scuola, da parte di quei docenti.
Ci sono interessi, competenze, passioni che pesano più di altre?
No, non c’è una gerarchia: è lo studente che decide e seleziona le attività che ritiene opportuno individuare e far conoscere alla commissione d’esame per delineare un suo modo di stare nel mondo e di valorizzare un proprio percorso formativo. Le attività extra, come riporta la normativa, possono essere professionali, culturali e artistiche, musicali, sportive, di cittadinanza attiva e volontariato e altre ancora.
Non sarebbe il caso di predisporre un modello standard che possa aiutare gli studenti nella stesura?
La terza parte è già strutturata, c’è un modello da seguire su base nazionale, che riporta le attività già previste dalla normativa e le declina: tipo di esperienza, sua durata, luogo dove è stata svolta, più ulteriori informazioni che lo studente ritiene opportuno segnalare.
Non c’è il rischio che con la pandemia il curriculum possa uscire un po’ impoverito?
È indubbio che, dallo scorso marzo e quest’anno in modo altalenante, la pandemia ha purtroppo messo in difficoltà tutta l’attività didattica e ha molto probabilmente ridotto e destrutturato anche quelle in ambito extrascolastico. Ma il Curriculum traccia il percorso durante il quinquennio, per cui non vengono meno le competenze acquisite dallo studente. Non è quindi un problema di quest’anno, anzi, la situazione di emergenza conferisce ancora più valore al documento, perché può portare alla luce anche quello che lo studente sollecita come attenzione rispetto al suo percorso di elementi che non sempre la scuola conosce.
C’è chi teme che il Curriculum possa premiare le famiglie più facoltose, che offrono ai loro figli maggiori opportunità di attività extrascolastiche, rispetto a quelle più povere. Che cosa risponde?
Anche solo con riferimento alle attività indicate dalla norma, è difficile sostenere che possano essere svolte solo ed esclusivamente sulla base della disponibilità finanziaria delle famiglie e non sulla base dell’interesse degli studenti, pur nelle diversità delle offerte presenti nei vari contesti. Va ribadito che non si va assolutamente a valutare il Curriculum più ricco di informazioni, ma si vanno ad appurare le esperienze che possono essere valorizzate nel corso del colloquio dell’esame di Stato, ai fini della valorizzazione del percorso personale e delle inclinazioni dello studente. D’altronde, tutti i curricula vitae che vengono utilizzati ai fini dell’accesso al mondo del lavoro sono diversi tra di loro, in quanto al loro contenuto, in base al percorso personale.
Lo ritiene quindi già inclusivo?
Il modello nazionale del Curriculum è inclusivo in quanto riguarda tutti gli studenti, senza alcuna distinzione. Infatti, tutti gli studenti accedono all’esame di Stato con il loro Curriculum, senza esclusioni o necessità di sezioni speciali, in quanto il modello è personalizzato e differenziato attraverso la compilazione diretta di ogni singolo studente. In questo modo il tema centrale del Curriculum è allo stesso tempo il tema dell’inclusione: la valorizzazione delle differenze attraverso la personalizzazione. Il Curriculum vuole essere una fotografia del percorso formativo di ogni studente, così com’è in concreto. Più che la quantità di informazioni presenti, rileva la valorizzazione della vita di ogni studente a scuola e nel suo territorio.
Il Curriculum accompagnerà il percorso didattico e lavorativo anche dopo la maturità?
La legge già prevede che debba essere in futuro accessibile a università e mondo del lavoro, ma in questo momento non lo è ancora, perché è esclusivamente finalizzato alla commissione d’esame.
Quali sviluppi futuri potrà avere il Curriculum dello studente?
Dal prossimo anno, è già previsto ma dovrà avvenire con un apposito decreto, si aprirà come orientamento a università e lavoro, entrambi interessati ad alcune competenze già acquisite e certificate proprio dal Curriculum. Questo garantisce una continuità che finora è mancata: le offerte formative spesso sono concepite come a sé stanti, ma la persona che le attraversa è sempre la stessa. E si tenga conto che, se finora abbiamo come riferimento un semplice titolo di studio, ovvero la stampa di un diploma ottenuto in uno specifico istituto scolastico, d’ora in poi, siccome il Curriculum nasce come allegato al diploma, emergerà un livello di personalizzazione del percorso di studio che valorizza competenze cognitive e non cognitive.
In definitiva, il Curriculum dello studente serve a dare una marcia in più agli studenti per delinearne un profilo a tutto tondo?
È proprio così. E il Curriculum aiuta a rimettere a tema l’orientamento, funzione imprescindibile, ma disattesa, della scuola, soprattutto ai fini del contenimento della dispersione scolastica.
(Marco Biscella)
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