Ormai da più di un anno a questa parte abbiamo imparato ad usare le mascherine. I dispositivi di protezione individuale da apporre su naso e bocca, ci permettono di evitare di diffondere particelle eventualmente infettive, e nel contempo, di proteggerci dagli altri. Ma quali sono le più protettive? Ecco un bel riepilogo redatto dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici per il Cts, il Comitato Tecnico Scientifico. Partiamo dal dire che vi sono tre macro-categorie di mascherine, a cominciare dai DPI, dove troviamo le mascherine con le sigle FFP, quindi i Dm, i dispositivi medici, e infine, le mascherine cosiddette “di comunità”, come ad esempio quelle di stoffa, ma anche quelle usa e getta.
Per quanto riguarda i DM, le più note sono le chirurgiche che bloccano almeno il 95% del virus in uscita. Sono utilizzate negli ospedali ma anche nelle scuole e negli ambienti di lavoro. Il loro limite è che non proteggono dall’inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni, “aerosol”. Inoltre, verso il droplet la protezione è del 20%. Le FFP2 e FFP3 sono quelle più performanti. Avendo un’efficienza filtrante compresa fra il 92 e il 98% e che permettono di filtrare in entrata anche le particelle più piccole del virus. Esistono poi le mascherine FFP1, considerate un’alternativa alle mascherine chirurgiche, e che hanno un’efficacia del 72% sia in entrata che in uscita.
MASCHERINE, QUALI LE MIGLIORI? QUELLE DI STOFFA LA CATEGORIA PIU’ BASSA
Inoltre, come ricorda il Corriere della Sera, vi sono anche maschere realizzate in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile P2 o P3, con una forza filtrante identica a quella delle FFP2 e FFP3; a differenza di queste ultime hanno una tenuta migliore sul viso, ma sono più pesanti. Per quanto riguarda le mascherine con valvole, possono migliorare la respirazione di chi le indossa, ma non vanno bene per i malati e filtrano solo il 20%. Le mascherine di stoffa, infine, sono quelle meno efficaci, in quanto hanno un potere filtrante inferiore a quelle delle normali mascherine chirurgiche, sia in entrata che in uscita. A riguardo l’ISS ha specificato che «Non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica. Devono essere realizzate in materiali multistrato che non devono essere né tossici né allergizzanti né infiammabili e che non rendano difficoltosa la respirazione. Devono aderire al viso coprendo dal mento al naso. È possibile lavare le mascherine di comunità se fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi. Le mascherine di comunità commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance». Per quanto riguarda il materiale di realizzazione, è emerso che le fibre naturali funzionano meglio di quelle sintetiche, e inoltre due strati sono meglio di uno.