Dal “Farmacista” alla “Matematica”, con un amico inseparabile come Daniele Silvestri per riaprire finalmente la musica live nell’estate “della ripartenza” che sta per cominciare: Max Gazzè, istrionico e talentuoso artista romano, presenta all’Avvenire il suo ultimo album (l’11esimo della carriera) dal titolo “La matematica dei rami”, suonato interamente con Silvestri e la Magical Mistery Band, già visti in tandem all’ultimo Sanremo nella serata delle cover. Oltre agli omaggi che continuano ai CSI di Giovanni Lindo Ferretti, sono ben 9 gli inediti in un disco che cambia di registro di continuo: il cantautore di “Una musica può fare” spiega al quotidiano dei vescovi che in questo tremendo periodo di pandemia, il “suo” Farmacista (brano presentato al Festival, ndr) «a differenza di molti virologi e presunti scienziati-tuttologi, sta andando alla ricerca della soluzione. Va alla radice dei problemi. Il nodo della questione però è diventato: dove finisce il politico e dove comincia la “biopolitica”? L’uomo saggio, non del tutto contaminato da questo tempo pandemico, invoca: lasciatemi la libertà di scegliere e di capire che cosa devo fare della mia esistenza e del mio futuro».
Centrale sono i brani “Un’altra adolescenza” e “Figlia” dove Gazzè riflette forse il ragionamento più interessante dell’intera produzione di questi ultimi mesi: «La metafora del ramo che si piega ma non si spezza, è anche l’equazione matematica del nostro essere che deve contemplare tutte le variabili. Tipo, cambiare idea all’improvviso su questioni che davamo ormai come indiscutibili e indiscusse: quando mi accade, allora sì che giubilo!».
LA DEMAGOGIA E LA TRASCENDENZA
Nel brano scritto a 4 mani con Silvestri, l’artista romano confessa tutto lo “sturm und drang” dell’esperienza di essere padre: le sofferenze, le gioie e quel “brio” dettato dalla trascendenza di una realtà che non può essere “inscatolata” dal puro progresso tecnico-scientifico-sanitario. «Oggi soffriamo assieme ai nostri figli – sono padre di 5 ragazzi – perché questo dovrebbe essere il loro tempo, quello della percezione dell’altro. E invece, causa virus, è un tempo negato, recluso, in cui però dovremmo cercare di fargli capire che la tecnologia interna dell’anima ha funzionato per millenni e ora non può essere completamente resettata dalla demagogia social», spiega ancora Max Gazzè parlando con i colleghi di Avvenire. L’annullamento dei rapporti umani nell’ultimo anno e mezzo ha privato i più piccoli, i figli, da «strumenti di confronto» e «buoni punti di riferimento» che li porti a fare «esperienza del trascendente»: Gazzè parla esplicitamente della necessità di educare i propri ragazzi e ragazze a quel mistero di trascendenza di cui è ricca la realtà, «L’uomo non deve mai smettere di cercare quello slancio verso la trascendenza».