Fa discutere in Francia l’appello che una ventina di generali in pensione ha lanciato dalle colonne del settimanale di destra Valeurs actuelles al presidente Macron, che viene invitato a “difendere il patriottismo” e i valori della civilizzazione contro “l’islamismo e le orde delle banlieue” e contro la “disintegrazione” della Francia.
Gli ex generali paventano addirittura il rischio di una guerra civile: “Non è più tempo di tergiversare, altrimenti domani la guerra civile porrà fine a questo caos crescente e i morti, di cui porterete la responsabilità, si conteranno a migliaia”. L’appello arriva a ridosso della decisione del governo Macron di aggiornare in senso più restrittivo la legge del 2017 sulla sicurezza interna e la lotta al terrorismo.
A un anno dalle presidenziali e in piena terza ondata della pandemia, il tema dell’ordine pubblico irrompe sulla scena. Può condizionare la corsa all’Eliseo? Che cosa farà Macron? E i francesi temono di più il terrorismo o il Covid? Lo abbiamo chiesto a Francesco De Remigis, inviato in Francia de Il Giornale.
Che cosa ha spinto i generali a lanciare il loro appello contro l’islamismo e in difesa della patria?
C’è un elemento di sfida. A un politico che oscilla da anni, annuncia riforme e poi le ritira; subisce attentati, piange morti, nomina un ministro dell’Interno di destra che chiude moschee, ma poi il tribunale le riapre; scioglie sigle associative che rilanciano i messaggi di odio di matrice islamista, ma certi sindaci verdi strizzano l’occhio a un pezzo di Turchia che si stabilisce in Francia, aprendo scuole coraniche e centri di preghiera dai costi milionari. E Macron non fa quello scatto che alcuni militari forse vorrebbero che facesse. Troppo equilibrista, individua un problema, lo sottolinea, ma spesso non va fino in fondo.
C’è il rischio che possa crescere la tensione, soprattutto nelle banlieues parigine e nelle periferie delle città francesi?
Nei quartieri della cosiddetta riconquista repubblicana è stato raddoppiato il dispiegamento delle forze dell’ordine, ma assistiamo comunque a scene in cui lo stesso Macron, per esempio nella periferia di Montpellier dove è stato di recente, ha parlato con una donna che indossava il velo. “Mio figlio mi ha chiesto se il nome Pierre esistesse davvero, mi ha scioccato”, ha raccontato al presidente. Ecco, questa è stata una scena rivelatrice della poca integrazione. Non si risolve tutto e solo portando la polizia in strada.
Qualche giornale paventa addirittura il rischio di una guerra civile. È un rischio concreto?
Non direi, si vota l’anno prossimo. Ci sono le urne. E anzi non c’è da attendere neppure un anno, visto che un primo segnale di democrazia lo avremo a fine giugno nel doppio turno delle elezioni regionali. I generali scrivono “non c’è tempo per tergiversare, altrimenti la guerra civile metterà fine a questo caos crescente e le morti si conteranno a migliaia”. Non ci credo e fatico a capire sinceramente cosa chiedono all’Eliseo.
Macron ha aggiornato, in senso ancor più restrittivo, la legge del 2017 sulla Sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo (Silt), da molti considerata liberticida.
Appunto, mi pare che si sia mosso. Quando assicurerà alla polizia anche le batterie sufficienti a filmare ciò che accade in azione, così da non temere condanne dei media se la situazione sfugge di mano, questa legge avrà un senso. Si parla di luglio, per le batterie di lunga durata per le telecamere sulla divisa.
La sicurezza sta diventando il tema più caldo della vita pubblica francese?
Ma lo è sempre stato dal 2005. C’è solo più politicamente corretto in circolazione. Si sentono solo le grida delle estreme posizioni e non quelle di una porzione che in altri tempi avremmo definito “maggioranza silenziosa”. Tace per paura di dire ciò che pensa, ma andrà a votare. E lì si vedrà. Voterà anche sulle riforme fatte, fatte a metà o non fatte, come quella delle pensioni. O sulle donne in minigonna molestate alle dieci di sera a Parigi?
Rompendo con la dottrina Mitterrand, Macron ha dato il via libera all’arresto di sette ex terroristi italiani di estrema sinistra: la decisione è dettata sempre da ragioni di convenienza politica personale in vista delle prossime presidenziali o c’è di più?
Personalmente, convenienza o meno, è un gesto di portata storica rispetto a tutte le ambiguità che nei decenni hanno contraddistinto la dottrina Mitterrand. Che, per inciso, non è scritta in nessun codice. Ha avuto un senso solo in alcuni casi, per il resto è stata di convenienza politica, con governi di destra e sinistra. Oggi, semplicemente, l’Eliseo ha scelto di rendere nota questa sua natura. Non è restituendo all’Italia degli ex terroristi che si prendono più voti in Francia. Forse serve a sensibilizzare sulla lotta al terrorismo, oggi di matrice islamica.
L’emergenza Covid non è più in cima alle preoccupazioni del governo? Com’è oggi la situazione della pandemia Francia?
Due aspetti preoccupano: le terapie intensive quasi piene e le cene e le feste clandestine che continuano più di quanto si pensi. Come pure i “rave” nei boschi e le grigliate. I dati sono altalenanti. E oggi sapremo il calendario “di massima” per riaprire le attività e tornare a “convivere” con il Covid.
A preoccupare di più i francesi sono i problemi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico oppure l’andamento dei contagi?
Non generalizziamo, non è possibile farlo. Anche perché la situazione di Parigi non è la stessa delle zone rurali, dove vivono comunque milioni di persone. Parigi ha un problema di degrado e di sicurezza, Strasburgo ha una banlieue esplosiva e Marsiglia è la Marsiglia di sempre. Con la mascherina. Preoccupano più i posti di lavoro persi e un paio di rider che in pandemia si rifiutano di consegnare pasti agli ebrei. È successo. L’antisemitismo è un problema in tutto l’Esagono; la sicurezza, come i contagi, è invece un problema di “zone”.
Gli ultimi sondaggi in vista delle elezioni presidenziali danno in testa Marine Le Pen. Macron ha ancora la possibilità di recuperare terreno e giocarsi la riconferma?
Non credo che Le Pen sia in vantaggio, semmai si parla di un 50-50 tra i due al secondo turno. A un’incollatura. Fare previsioni oggi è impensabile, perché ci sono troppe variabili. I voti della gauche più estrema, che forse in parte convergeranno su “BleuMarine”. Una destra gollista che ha un suo candidato con alle spalle un partito che annuncia comunque primarie. Credo che Macron abbia ancora molte chance di attirare a sé i voti dei simpatizzanti gollisti, conservatori e neoconservatori senza tessere di partito, il centro e qualche ecologista non ideologico. Vedremo.
(Marco Tedesco)
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