Sulla retata ai danni di ex terroristi italiani in Francia si è espressa in queste ore sulle colonne di “Avvenire” anche Debora Bornazzini Rosi, che vide perire il proprio padre per mano degli estremisti: “Spero che le persone arrestate a Parigi si assumano le proprie responsabilità – ha esordito nell’intervista rilasciata al quotidiano -. Che si rendano conto che, se per loro la vita in qualche modo è andata avanti, invece tante vittime sono ancora inchiodate a un evento che ha negato loro la possibilità di una vita normale”.
All’epoca dei fatti la donna era una bambina di appena sette anni d’età e dovette fare i conti con il più atroce dei dolori: era il 1° dicembre 1978 e suo padre Domenico, all’epoca un commerciante di appena trent’anni, fu assassinato in via Adige a Milano da due estremisti connessi a Prima Linea, Maurizio Baldasserroni e Oscar Tagliaferri, condannati in contumacia e, fino a questo momento, latitanti. Insieme a lui, morirono nell’agguato anche due suoi amici, Pier Antonio Magri (tappezziere) e Carlo Lombardi (macellaio). Un evento drammatico e traumatico, che ancora oggi turba i pensieri della signora Bornazzini Rosi.
“I TERRORISTI UCCISERO MIO PADRE: ECCO COSA HO PROVATO”
Debora Bornazzini Rosi ad “Avvenire” racconta il suo stato d’animo nei confronti dei terroristi: “Per anni sono stata imprigionata nel fermo immagine dell’omicidio. Ho provato disperazione, desiderio di vendetta. Mi sono nutrita di rabbia. Ho immaginato più volte di incontrarli, pensando che avrebbero provato vergogna e pentimento e che io avrei negato loro ogni clemenza”. Questo incontro in realtà non avvenne mai, ma la donna conobbe altri membri di Prima Linea: “Venne pure uno dei membri del commando che uccise Walter Tobagi. Diceva che noi eravamo i figli delle vittime, mi guardava e si scusava, ancora e ancora. Sentivo la sua urgenza di chiedere perdono e la sua disperazione”. Nonostante ciò che ha passato, Bornazzini Rosi si dice “grata alla vita, perché mi ha dato la forza di andare oltre, di costruire il mio futuro, giorno dopo giorno”, mentre sull’argomento perdono risponde così: “Perdono è una parola che va usata con cautela. Io non ho scusato i responsabili della morte di mio padre, ho solo messo in atto un processo che mi allontanasse per sempre da loro. Il perdono è un atto unilaterale che non nega il male subìto. Aiuta la guarigione della ferita, senza nascondere la cicatrice”.