Tra la riforma delle pensioni e il capitolo lavoro, Claudio Borghi a tutto tondo ai microfoni di Huffington Post. L’economista della Lega ha esordito parlando di Quota 100 e del numero di adesioni piuttosto limitato: «Dicevano sarebbe costato tantissimo e io dicevo che non sarebbe stato così. I 19 miliardi preventivati si riferivano al costo se tutti avessero optato per il prepensionamento ma non tutti lo avrebbero fatto e lo sapevamo. Per tanti è stata una liberazione soprattutto per chi si trovava in una situazione molto sgradevole ovvero quella di essere senza reddito e senza pensione pur avendo versato una marea di contributi».
Claudio Borghi ha difeso a spada tratta Quota 100, misura fortemente voluta dalla Lega, ed ha sottolineato che il punto è la flessibilità in uscita per chi ha contributi. Quota 100, ha aggiunto, non è un regalo: «Se una persona ha una pensione più bassa, non ha nessuno regalo ma un abbassamento del suo assegno mensile ripartito per più anni. Se si va verso un sistema in cui un lavoratore non è più bloccato da soglie e parametri potrà decidere lui quando andare in pensione e noi siamo contenti».
CLAUDIO BORGHI SU QUOTA 100
Nonostante il numero basso di adesioni, Claudio Borghi ha spiegato che va data la possibilità a chi vuole di sfruttare Quota 100, mentre a proposito del flop di nuove assunzioni ha le idee chiare. Non sono stati raggiunti i risultati promessi da Luigi Di Maio – tre nuovi assunti per ogni pensionato – e l’economista della Lega ha rimarcato che senza svecchiare il parco lavoratori non ci sono possibilità in ingresso per i giovani: «È un dato che l’età media nella Pubblica amministrazione sia molto elevata. Non si può ragionare sempre e solo nell’ottica della riduzione del personale. Con un sistema dove c’è riduzione del personale da una parte e reddito di cittadinanza dall’altra non si va da nessuna parte. Pensionati e sussidi, così non funziona. Si è preferito mettere cifre elevate sul reddito di cittadinanza piuttosto che metterle per creare lavoro».