Piangere fa bene. Non è solo un modo di dire, ma un vero e proprio dato di fatto. D’altro canto, le emozioni appartengono all’ingarbugliato novero dell’interiorità umana e, considerata la loro forza potenziale, occorre che di tanto in tanto trovino sfogo, così da evitare pericolosi cortocircuiti in grado di alterare financo la salute mentale dei soggetti che si esercitano a trattenerle. Un argomento complesso, che merita di essere approfondito e di cui si parla davvero troppo poco, a maggior ragione in un periodo storico difficile come quello che l’umanità intera si trova, giocoforza, a vivere, e capace di mettere a dura prova gli equilibri psicofisici di ciascuno di noi.
Sulle colonne di “Libero” ha trovato spazio nelle scorse ore un articolo su tale tematica, nel quale è contenuto un ricordo di Vittorio Feltri, che, da bambino, si imbatté in un corteo funebre tra le vie di Bergamo, con il feretro del defunto seguito da un giovane che impugnava un cartello dal messaggio piuttosto inequivocabile: “Vietato piangere”. Come se fosse sbagliato o inenarrabile lasciarsi andare alle lacrime in un momento di profondo dolore personale, come se fosse una vergogna cedere al richiamo del pianto.
PIANGERE FA BENE: OMICIDI IN AUMENTO PER LE TROPPE LACRIME REPRESSE?
Piangere, invece, fa bene. Fa bene perché evita che le persone interessate da un forte contrasto emotivo, generato dallo sforzo di ribellarsi alle lacrime, implodano interiormente con lo sviluppo di sintomi fisici e di patologie, per poi detonare anche di fronte agli altri e, magari, lasciarsi andare anche a gesti e comportamenti lontani anni luce dall’educazione ricevuta da piccoli e dai propri canoni caratteriali. Sì, il riferimento è agli episodi di violenza, in particolare a quelli avvenuti in ambito familiare e talvolta sfociati in omicidi. Un dato su tutti: il 2020, contrassegnato dalla pandemia e da un numero incalcolabile di emozioni represse, è stato l’anno con il più elevato numero di omicidi all’interno dei nuclei familiari, tra consanguinei, con molte uccisioni di genitori da parte dei loro figli. “Libero” si pone un interrogativo interessante, a tal proposito: “Se le emozioni fossero state estrinsecate di volta in volta e non fossero state lasciate esplodere in modo tanto devastante, anzi atomico, questi delitti sarebbero avvenuti?”. Arduo sentenziare ora, ma, di certo, un pianto liberatorio avrebbe potuto aiutare i killer e, chissà, fors’anche preservare qualche vita.