Il caso Fedez tiene banco, Giuseppe Povia mette nel mirino il rapper. Intervenuto ai microfoni di Adnkronos, l’artista ha rimarcato che il Concertone del primo maggio è da sempre un concerto politico per i lavoratori e in un momento come quello attuale bisognava fare sulla crisi che c’è da più di un anno: «Fedez ha espresso i suoi pensieri ed è giusto ma solo per attaccare un partito e senza sapere che in Italia abbiamo già leggi solide che tutelano tutti, gay compresi».
Povia ha poi affermato che la Rai non dovrebbe fare causa al marito di Chiara Ferragni, considerando che siamo nell’era di tutti contro tutti: per la voce di “Luca era gay” si tratta di un errore di ingenuità, sottolineando che Fedez non è informato su quello che dice. «Il ddl Zan non serve, in Italia abbiamo già leggi solide che tutelano tutti. Nel 2013 a Napoli fu picchiato un ragazzo gay, sapete quanti anni di galera hanno dato agli aggressori applicando la legge più l’aggravante? 10 anni! Abbiamo 200mila leggi in Italia, di che stiamo parlando?», l’affondo del cantante.
POVIA: “FEDEZ, NESSUNA CENSURA: IO INVECE SI'”
Nel corso della lunga intervista rilasciata all’agenzia di stampa, Povia ha spiegato che Fedez sarebbe stato vittima di censura se non fosse salito sul palco del Concertone, ricordando che lui non mette piede al Festival di Sanremo dal 2010 unicamente per questioni socio-politiche: «Lì una censura intellettuale e artistica c’è, fino a prova contraria». Povia ha poi aggiunto che a suo avviso Fedez non entrerà in politica, ma ha poi tirato una staffilata a tutti gli artisti e vip del mondo della musica e dello spettacolo che «strizzano l’occhio a sinistra perché la sinistra apre le porte»: «È più facile stare dalla parte facile. Io ho scelto di non stare con nessuno ma di esibirmi ovunque me ne diano la possibilità».