Chi è Giovanni Maddaloni, storia che ha ispirato il film “L’oro di Scampia“
Giovanni Maddaloni, conosciuto a Scampia come ‘O Maé, è un maestro di judo, ma sopratutto un padre di vita. Il judoka è il papà di Pino Maddaloni conosciuto per aver trionfato nel 2000 alle Olimpiadi di Tokyo. Una storia che ha ispirato il film “L’oro di Scampia” diretto da Marco Pontecorvo con protagonisti Beppe Fiorello, Anna Foglietta, Gianluca Di Gennaro e Ciro Pretone. Nella fiction Giovanni Maddaloni e Pino Maddaloni sono Enzo e Toni Capuano: una storia che profuma di rivincita e rivalsa per chi proviene da un luogo dove crescere è più difficile che altrove.
Si tratta di Scampia, cuore verace della Napoli periferica, dove Giovanni da sempre ha deciso di combattere dando una possibilità di rivincita a tutti. Intervistato dall’Avvenire, dopo aver lavorato come dipendente del Policlinico di Napoli, una volta andato in pensione ha deciso di dedicarsi completamente alla palestra Judo Star in cui vanta più di quattrocento iscritti. Una scelta che il maestro di judo ha raccontato così: “c’è un tessuto sociale da tenere sempre pulito. Qui, nonostante Polizia e Carabinieri stiano facendo il possibile, si continua a sparare: pochi giorni contro un ragazzino di tredici anni, lo volevano ammazzare…”.
Giovanni Maddaloni: “ho la fortuna di vivere e allenare una “squadra” che non ha eguali”
Giovanni Maddaloni, ’O Maé di Scampia, come viene chiamato dal suo popolo, difende i suoi allievi e ragazzi precisando durante le riprese della docufilm Clan Maddaloni: “a salvarci sarà sempre il calore della gente, la riconoscenza e il sorriso dei poveri, dei bambini abbandonati a se stessi, dei detenuti che hanno sbagliato ma che poi, pentiti del male che hanno fatto, arrivano qui in palestra per la messa alla prova. Io ho la fortuna di vivere e allenare una “squadra” che non ha eguali, non solo a Napoli, ma forse nel mondo. Una squadra, che vinca o che perda, qui dentro trova sempre l’amore di una famiglia”.
Maddaloni prosegue poi dicendo: “qui si combatte sempre, anche quando non ci sono i soldi per pagare le bollette della luce. Ce l’avrebbero staccata cento volte, se poi grazie a Dio non ci fosse stato quel bonifico provvidenziale di diecimila euro portato dall’inviato delle Iene Giulio Golia. Non saremmo più aperti da un pezzo se ogni mese non fossero arrivate le lettere con dentro i 200 euro spediti da Maria di Taranto, i 200 euro di Antonella (una dirigente del Banco di Napoli) o della signora Anna dall’America”. La sua palestra, infatti, va avanti grazie a delle donazioni esterne e ogni mese si ritrova a dover fronteggiare spese fisse di 3mila euro. “Ma tutto questo i politici non lo capiscono, e invece di chiederti se ti serve una mano ti vengono contro, ti vedono come un nemico” – precisa il maestro che conclude dicendo – “ma sono piccole cose e piccoli uomini al confronto della gioia che mi ha appena dato Simone: un giovane detenuto che ha finito il suo anno di messa alla prova, Simone ieri è venuto da me, mi ha abbracciato forte e mi ha detto: “Grazie Maé, senza di te adesso sarei ancora a marcire in galera”.