Non è stato difficile per il centrodestra milanese polemizzare con il sindaco Beppe Sala per lo sgombero del campo rom di via Bonfadini. “Troppo poco, troppo tardi”, soprattutto: a cinque mesi dal voto per Palazzo Marino qualche sapore elettoralistico è innegabile in un’operazione che si è conquistata i titoloni delle cronache metropolitane.
È vero che sul piano istituzionale-amministrativo, di “polizia locale”, Sala si è mosso su un terreno poco eccepibile, dopo che la Procura della sua città ha spiccato 33 ordini di custodia cautelare per un’associazione a delinquere che – dal campo nomadi – gestiva smaltimenti illeciti di rifiuti. Comunque sempre ruspe restano su un villaggio rom di periferia. In nome della legalità e della sicurezza, peraltro ancorate alla tutela dell’ambiente. E la svolta “legge e ordine” – a ruota di quella “verde” ufficializzata poche settimane fa dal sindaco ricandidato – sembra meritare qualche riflessione al di là della registrazione semplice di una prima schermaglia elettorale.
Milano voterà per il suo nuovo sindaco pochi giorni dopo che la Germania avrà scelto il suo nuovo cancelliere, dopo i 16 anni di Angela Merkel. I sondaggi dicono che, se si votasse oggi, toccherebbe con molta probabilità ad Annalena Baerbock, la 40enne leader dei Grünen, architrave dei Verdi europei. È l’europartito in netta crescita (forte di 73 parlamentari a Strasburgo) cui Sala si è iscritto: decidendo di correre per il rinnovo a Milano sotto queste insegne, con l’intento di rifondare il movimento ecologista in Italia.
Occorrono meno passaggi di quanto possa sembrare per arrivare alle ruspe di via Bonfadini: i Grünen avrebbero fatto lo stesso. Nel loro Dna è fondativa la lotta senza quartiere a tutti i rifiuti tossici, figurarsi se contrabbandati dalla criminalità organizzata (che in Germania fa spesso rima con la ‘ndrangheta italiana). Semmai, occorrono investimenti massicci nella transizione ecologica per ridurre al minimo rifiuti e minacce collegate di ogni genere (sono gli investimenti con cui Sala – ora anche sulla scia del Pnrr – punta a dare definitiva continuità a Milano all’Expo 2015).
E i Verdi – programmaticamente aperti a una società aperta – non amano neppure le “baracche”, quando queste rappresentano un’irregolarità permanente di persone e luoghi. Quando testimoniano il fallimento dello Stato nell’implementare vere “politiche di inclusione”, cosa completamente diversa dall’ideologia dell’accoglienza. Quando possono segnalare – le “baracche” di ogni tipo – anche la presenza di residenti (magari “accolti” in Italia, Germania, Europa) che tuttavia rifiutano ogni forma di integrazione, fra cui anche l’abitudine al rispetto della legge locale. L’Europa dei Verdi è questa: l’offerta di una società “pulita” fondata su studio, lavoro, convivenza propria del ventunesimo secolo globalizzato. Ma pur sempre uno stato di diritti e di doveri, di opportunità e di impegni: con il rispetto ecologico come prisma di una libertà evoluta.
I Verdi tedeschi (europei) contestano lo status quo di una Germania (di una Ue) che considerano ancora troppo “sporca” dei detriti (anzitutto sociali) di un capitalismo industriale-finanziario ancora “novecentesco”. Ma – dopo quarant’anni di cammino politico-culturale – sono l’esatto contrario dell’antagonismo radicale e violento. Quelli che in Germania mettono periodicamente a ferro e fuoco le grandi città sono gli xenofobi neo-nazisti di Alternative für Deutschland, i cui colpi sono stati peraltro micidiali per i due partiti storici tedeschi.
Dopo 12 anni di “Grande coalizione”, Cdu-Csu (Ppe) e Spd (S&D in Europa assieme al Pd italiano) hanno ceduto la leadership nei sondaggi proprio ai Verdi. Questi sono accreditati del 28%, mentre il “doppio partito” della Merkel è sceso al minimo storico del 23% nazionale (era al 32% nel 2009) e i socialdemocratici sono al 14% (dimezzati rispetto al voto 2009).
A Milano non è ancora tempo di sondaggi: anche perché manca ancora il candidato sindaco del centrodestra. Che però, forse, farebbe bene ad accelerare i tempi. Rischia, anzitutto, di non trovare più in stalla il suo cavallo di battaglia della sicurezza nelle periferie. Sull’altra metà dell’arena elettorale milanese sarà comunque interessante osservare l’atteggiamento del Pd verso il “suo” candidato sindaco iscritto ai Verdi, che manda le ruspe nei campi rom di periferia. Dopo una retata di “delinquenti” ordinata dalla Procura-santuario di tutti i “riti ambrosiani” a cavallo fra giustizia e politica.
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