Il settore terziario in Italia continua a soffrire. A conferma del drammatico quadro offerto nei giorni scorsi da Confcommercio sugli effetti della pandemia (-9,6% di quota del valore aggiunto nel 2020 rispetto all’anno precedente e 1,5 milioni di posti di lavoro persi), ieri è arrivata la lettura finale dell’indice PMI dei servizi di aprile che ha fatto segnare una contrazione (da 48,6 a 47,3) rispetto a marzo. Anche per questo nel Governo, che si prepara a varare il Decreto sostegni bis, crescono le spinte a rivedere l’orario del coprifuoco, mentre il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, invita a pensare a quelle attività, come le palestre e il settore del wedding, che sembrano non avere prospettive.
Che quello dei servizi sia un settore importante per l’economia lo ricorda anche Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, evidenziando, per esempio, che «le attività dei ristoranti incidono anche sull’indotto, di cui fanno parte anche vere e proprie eccellenze del made in Italy agroalimentare come i vini».
Pensa che per questo comparto la situazione possa migliorare nei prossimi mesi?
Ci sono molte indicazioni sul fatto che la campagna vaccinale ha subito un’accelerazione e sta producendo effetti positivi. Facendo una comparazione con quanto accaduto l’anno scorso, penso sia ragionevole aspettarsi un’estate sicuramente migliore. Già in questi giorni in molte città si nota la voglia della gente di andare al ristorante, di ritrovare anche un minimo di socialità che è stata duramente sacrificata. A mio avviso le condizioni per un periodo fine primavera-inizio estate positivo ci sono tutte.
Anche per il turismo, visto l’annuncio di Draghi dell’altro giorno sulla possibilità di arrivi dall’estero già da metà mese…
Draghi ha secondo me voluto anche evidenziare un fatto molto significativo, cioè che stiamo parlando di un settore che è stato colpito da un evento straordinario, ma che non sta vivendo una crisi propria strutturale, non è decotto; anzi, è un fiore all’occhiello della nostra economia. Il fatto che si voglia addirittura anticipare il pass europeo dimostra la sensibilità del Premier verso un settore che, come ha già ricordato in altre occasioni, ha grandi potenzialità di ripartenza. È un settore pronto a ripartire come una molla.
Possiamo quindi essere ottimisti sulla nostra economia dopo i dati sul Pil del primo trimestre non certo esaltanti?
Io sono ottimista. Abbiamo un’edilizia vivace con una quantità di ristrutturazioni e interventi veramente impressionante. Presto dovremo vedere anche le prime ricadute indirette del Pnrr. Se andiamo a osservare quello che sta avvenendo a livello di Pil, notiamo una dinamica della nostra economia, in questa fase di uscita dal Covid, che rispetto agli anni passati non è più così distante da quella degli altri Paesi, se non addirittura migliore in alcuni casi. Questo significa che c’è un rimbalzo in corso e che nei prossimi mesi mostrerà numeri molto importanti a livello tendenziale, che dovranno comunque essere presi con le pinze visto che il raffronto sarà con il periodo in cui eravamo ancora in lockdown.
Queste prospettive positive porteranno alla fine dei sostegni alle attività economiche?
Penso che i sostegni debbano andare a esaurirsi gradatamente, soprattutto se avremo la conferma del successo della campagna vaccinale che potrà assicurare delle condizioni di normalità per la vita economica. Chiaramente potranno essere studiati di volta in volta degli interventi specifici laddove si vedrà il permanere di criticità, di strozzature, anche per quel che riguarda gli aspetti finanziari.
Forse si dovrà rivedere qualcosa per quel che riguarda le scadenze fiscali.
Non sono un esperto specifico della materia fiscale, ma penso che le imprese abbiano un certo margine di manovra e non credo che si verificherà di colpo una sorta di mazzata insostenibile. Ritengo che l’aspetto della tassazione non andrà a frenare in alcun modo la ripresa.
Prima ha detto che la nostra economia si sta muovendo in linea con quella del resto d’Europa. Pensa che questa situazione permarrà anche nei prossimi mesi oppure, come in passato, si creerà una distanza che ci farà crescere meno degli altri?
Complice la globalizzazione, la crisi del 2009 e l’austerità del 2011-13, fino al 2014 l’economia italiana è sostanzialmente arretrata. Poi abbiamo avuto tassi di crescita importanti. Se guardiamo agli ultimi 5 anni prima del Covid ci accorgiamo che con poche risorse, i margini risicati di flessibilità concessi dall’Europa, e misure come Industria 4.0 gli investimenti in Italia sono aumetati a tassi record, addirittura in Veneto gli incrementi degli investimenti fissi lordi hanno avuto una media annuale simile a quella cinese. Con il Pnrr e i fondi collegati abbiamo la possibilità non solo di colmare dei gap e risolvere dei problemi strutturali, ma anche di accompagnare una crescita che nei prossimi anni non sarà, secondo me, differente da quella della Francia o della Germania. Ci sono tutte le condizioni per continuare ad avere gli stessi parametri di crescita che abbiamo avuto dal 2015 in avanti.
(Lorenzo Torrisi)
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