Antonio Ciontoli, condannato a quattordici anni di carcere dalla Cassazione per l’omicidio di Marco Vannini (mentre i suoi due figli, Martina e Federico, e la moglie Maria Pezzillo dovranno scontare una pena pari a 9 anni e 4 mesi per concorso in omicidio, attenuato dalla minima partecipazione), prima di essere arrestato ha effettuato una telefonata a Gian Pietro Fiore, giornalista del settimanale “Giallo” (in edicola da domani, giovedì 6 maggio 2021), durata un’ora e mezza e ricca di insulti e minacce, stando a quanto si apprende dalle anticipazioni disponibili in rete.
Nel corso della chiamata, Ciontoli ha inteso raccontare ancora una volta la sua versione dei fatti, difendendosi in merito ad alcuni dettagli riportati dai giornali: “Marco non ha mai chiesto aiuto. Questa è una falsità. Voi avete scritto falsità”, anche se giova ricordare che esistono le registrazioni telefoniche del 118 nelle quali si sente la voce del ragazzo ferito che urla.
CIONTOLI: “VOI GIORNALISTI MI AVETE PERSEGUITATO”
Nel corso della telefonata fatta da Antonio Ciontoli al giornalista del settimanale “Giallo”, l’uomo dice chiaramente che contro di lui e contro la sua famiglia è stata architettata una vera e propria persecuzione mediatica e, riferendosi in particolare a Gian Pietro Fiore, destinatario della chiamata, ha asserito: “Lei è un bugiardo, è una persona pericolosa. Voi mi avete perseguitato, avete scritto falsità. Voi giornalisti vi nascondete dietro al diritto di cronaca, ma il mio non è un addio, è soltanto un arrivederci. La porterò davanti a un giudice, non sarà un piacere vedere la mia faccia, lei è disumano”. Parole pesanti, vere e proprie intimidazioni in certi passaggi, alle quali probabilmente se ne aggiungeranno delle ulteriori; infatti, ricordiamo che questo che vi abbiamo riportato non è che un minimo estratto del contenuto della conversazione telefonica, che sarà invece pubblicata integralmente sul numero di “Giallo” in edicola a partire da domani.