Negli anni 50 e 60, se eri cattolico e vivevi nell’Irlanda del Nord, quella piccola parte dell’Isola Smeraldo rimasta sotto la corona inglese dopo l’indipendenza del 1922, dovevi tenere nascosta la tua fede. Per i cattolici era più difficile trovare lavoro ed erano discriminati nell’assegnazione delle case popolari. Oltre a ciò, anche dove erano maggioranza (per esempio a Derry) le circoscrizioni elettorali erano disegnate in modo da non permettere ai cattolici di vincere le elezioni. Proprio come in Unione sovietica. Altrimenti eri soggetto a persecuzione continua. Fu quello che capitò alla famiglia Sands, originaria di Rathcoole nel nord di Belfast, un’area a maggioranza lealista e protestante. La verità finì però per venire a galla e cominciarono intimidazioni e minacce, costringendo la famiglia a trasferirsi. Bobby Sands era il figlio di questa famiglia, le intimidazioni e le minacce lo avrebbero seguito in ogni fase della sua vita: a 18 anni fu costretto a lasciare il suo apprendistato come costruttore di autobus a causa delle minacce.
La famiglia fu costretta ancora una volta a lasciare la propria casa nel 1972 e dopo 18 mesi di pressioni, si trasferì nella tenuta di Twinbrook di recente costruzione, ai margini della West Belfast nazionalista. Bobby Sands ne aveva viste abbastanza. Dalla fine degli anni 60 gli unionisti avevano scatenato attacchi paramilitari contro i cattolici, soprattutto a Derry, incendiando abitazioni e cominciarono i primi morti. E’ così che Bobby Sands entra nell’IRA, l’organizzazione paramilitare cattolica che vuole riportare l’Irlanda del nord a unificarsi con il resto del paese. Il 30 gennaio 1972, giorno che rimarrà famoso come Bloody Sunday, durante una marcia per i diritti civili a Derry i paracadutisti dell’esercito britannico spararono sulla folla uccidendo 14 manifestanti e ferendone molti altri causando così un ininterrotto afflusso di reclute nei ranghi dell’IRA. Nell’ottobre di quell’anno Bobby Sands viene arrestato una prima volta per il possesso di quattro armi da fuoco, viene condannato a tre anni di reclusione. Al suo rilascio nel 1976 torna nelle fila dell’IRA, ma sei mesi dopo è di nuovo arrestato. Lui e altri sei militanti, in seguito a un attentato e uno scontro a fuoco, vengono accusati di essere gli autori sebbene non si sia mai saputo se fosse vero. Brutalmente interrogati vengono processati solo un anno dopo e condannati a 14 anni di carcere senza prova alcuna. Lo status di prigioniero politico era stato rimosso dalle autorità inglesi, ma Sands e gli altri cominciano un primo sciopero della fame per ottenerlo e in protesta contro le continue violenze che subivano. Il primo sciopero della fame iniziò nell’ottobre 1980. Sette uomini furono selezionati per partecipare. Il numero sette venne scelto in quanto corrispondeva al numero di firmatari della proclamazione d’indipendenza irlandese del 1916. Su apparente concessione del governo britannico alle loro cinque richieste, lo sciopero della fame terminò dopo 53 giorni il 18 dicembre 1980. Ma nessuna delle richieste venne rispettata dal governo inglese. Il primo marzo 1981 cominciò un secondo sciopero della fame, ma il primo ministro inglese Margaret Thatcher si rifiutò di negoziare con quelli che definiva criminali comuni: “Il crimine è crimine, non è politico” disse. Bobby Sands muore il 5 maggio 1981 dopo 66 giorni di sciopero della fame. Nelle due settimane successive muoio altri tre scioperanti, poi altri due. Al 31 luglio muoiono altri quattro prigionieri. Sebbene la Thatcher sembrasse aver sconfitto lo sciopero, divenne una figura di odio repubblicano e il reclutamento dell’IRA fu potenziato dall’eroico nazionalismo di quelli che divennero martiri dello sciopero. Bobby Sands in particolare è ricordato come una delle maggiori figure della storia dell’Irlanda indipendente. Solo il 10 aprile 1998, dopo la morte di 3500 persone, sarebbe stato firmato un accordo di pace fra le due parti, l’Accordo del Venerdì Santo, ma le tensioni tra cattolici e protestanti continuano ancor oggi.