Cambiamento drastico e improvviso nel piano di vaccinazione: una circolare del ministero della Salute allunga i tempi, fino a 42 giorni tra la prima e la seconda dose di vaccini a mRna Pfizer-Biotech e Moderna “nella sesta settimana dalla prima dose”. Motivazione ufficiale: conservare così più fiale per vaccinare un numero maggiore di persone. “È quanto è stato fatto nel Regno Unito” ci ha spiegato Guido Forni, già professore di Immunologia all’Università di Torino e attualmente membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, “un allungamento che può permettere di vaccinare molte più persone”.
Tutto questo, però, mentre in Italia si verificano veri e propri episodi di rifiuto del vaccino AstraZeneca, da noi diffuso in grandi quantità, per la paura indotta dai rari casi di trombosi che si sono verificati: “È un problema serio, ma ricordiamo che a tutt’oggi il bilancio rischio-beneficio è assolutamente a favore di AstraZeneca, che permette nella fascia over 50 di salvare moltissime vite”.
Ci può spiegare questa decisione del Cts di allungare i tempi tra la prima e la seconda dose?
È una cosa che si può fare, non pone particolari rischi, specialmente dopo che abbiamo imparato dal Regno Unito che questo allungamento può permettere di vaccinare molte più persone.
Però in Gran Bretagna è stato usato in larga parte AstraZeneca, il cui richiamo avviene 12 settimane dopo la prima dose. In Italia stiamo assistendo a sempre più soggetti che lo rifiutano. Sta diventando un problema serio?
Sì, sicuramente è un problema serio. AstraZeneca è un vaccino che ha complicazioni molto rare, ma che comunque permette di salvare moltissime vite e dobbiamo ricordarci che oggi in Italia si corre il rischio di morire di Covid. È comunque un vaccino importante ed efficace, non totalmente pericoloso. Facendo il bilancio rischio-beneficio, in questo momento AstraZeneca ha un bilancio estremamente positivo.
Il messaggio che si è diffuso tra le persone, però, è la paura, che sta portando al rifiuto di vaccinarsi con AstraZeneca.
Ricevo telefonate da colleghi e amici che di fronte alla parola AstraZeneca si dicono preoccupati. In assoluto un rischio c’è, ma su un milione di persone è molto più basso del rischio che hanno le persone dai 50 anni in su di ammalarsi di Covid in forma grave. In Danimarca, dove oggi l’epidemia è a livelli bassissimi, è chiaro il motivo per cui il governo ha rifiutato questo vaccino.
Perché?
Perché il rapporto rischio-beneficio non è favorevole: il rischio di ammalarsi di Covid in Danimarca adesso è bassissimo, mentre il rischio del vaccino potrebbe mettere in allarme.
Anche gli Usa non hanno mai usato AstraZeneca.
Per quanto riguarda gli Usa, ci sono vari motivi. AstraZeneca è un vaccino essenzialmente europeo, che viene messo in commercio a un costo bassissimo, l’equivalente del prezzo di un biglietto del tram, e quindi c’è una certa “ostilità” politica a qualcosa di estraneo. Oltretutto gli americani dispongono di due vaccini realizzati in casa con soldi americani, che vanno alla grande. Questo spiega il loro atteggiamento.
In sostanza la decisione del Cts di far slittare i tempi fra la prima e la seconda dose permetterebbe di conservare più fiale per destinarle a un numero maggiore di persone?
Sì, il rischio che questa decisione comporta è un rischio molto limitato. Allungare l’intervallo non dovrebbe creare alcun problema di efficacia.
Si parla di centinaia di migliaia di dosi di AstraZeneca abbandonate nei magazzini: vengono poi buttate o si possono ancora utilizzare?
Si dovrebbero poter riutilizzare, tutto dipende da come viene conservato il vaccino. AstraZeneca non ha bisogno delle basse temperature, quindi queste dosi in un frigorifero normale dovrebbero poter essere usate normalmente, tanto è vero che in America, dove era stato prenotato prima che si conoscesse l’efficacia degli altri vaccini, adesso si comincia a usarlo.
È vero che AstraZeneca dopo la prima dose produce anticorpi, mentre Pfizer e Moderna hanno bisogno anche della seconda dose?
Tutti inducono una immunità dopo la prima dose. Quella indotta da AstraZeneca dopo la prima dose è più forte e resistente rispetto alla prima dose degli altri due sieri.
La decisione del Cts porterà a un cambiamento del piano vaccinale?
Onestamente non lo so, il piano vaccinale dipende da tanti parametri. Però in questi giorni si dovrebbero conoscere i dati del vaccino Curevac, un siero europeo prodotto a Tubinga, in Germania. Se i dati fossero positivi, il panorama della vaccinazione cambierebbe completamente. È un vaccino Rna di seconda generazione, più moderno, che potrebbe essere prodotto dalla Bayer e da altre aziende tedesche in quantità enormi e in brevi tempi. Se lo studio di fase 3 andrà come Pfizer e Moderna, si creerebbe una situazione fantastica e cambierebbero profondamente il panorama e la politica di vaccinazione in Italia.
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