«Fumare hashish stimola la creatività di un’artista»: con una sentenza molto “bizzarra” il rapper Sofian Naich, in arte “Kaprio”, è stato “graziato” dal giudice del Tribunale di Torino riducendogli la pena dopo aver assaltato e devastato le vetrine dei negozi di lusso nel pieno centro torinese lo scorso 26 ottobre. Una guerriglia urbana lanciata contro “i ricchi” che già fece discutere all’epoca («con una protesta pacifica non si ottiene niente, la gente non sa come si vive in Barriera»), che portò all’arresto solo il 9 marzo scorso: in quell’occasione, quando la squadra mobile notificò il fermo in casa del giovane rapper, trovò 134 volte la quantità massima consentita di stupefacente per uso personale.
2.005 dosi medie singole di hashish e 678 di marijuana in totale, ovvero «221,84 grammi di marijuana, in tre sacchetti di cellophane trasparente e sei bustine nere. Un bilancino di precisione, una busta trasparente con dentro altre bustine con chiusura ermetica, altri 291 grammi di hashish in due panetti e 16 bustine di cellophane nere» si legge negli atti riportati nelle motivazioni della sentenza per direttissima (fonte Corriere della Sera e Repubblica).
IL RAPPER E LA DROGA: L’ASSURDO CASO DI TORINO
Ma è la insolita sentenza ad aver scatenato le polemiche: «Naich risulta comporre musica rap con il nome d’arte di “Kaprio” – scrive il giudice nelle motivazioni finali – ed è noto come in certi contesti e ambienti artistici vi sia un uso piuttosto disinvolto delle sostanze stupefacenti, soprattutto quelle leggere ritenute idonee a favorire la creatività artistica. Deve dunque ritenersi plausibile che il giovane detenesse lo stupefacente tanto per uso personale quanto per le cessioni finalizzate a un consumo di gruppo». Non essendo stati ritrovati soldi assieme all’ingente carico di droga, il giudice ha deciso per limitare la pena a 10 mesi di reclusione, doppi benefici di legge (sospensione condizionale e non menzione della condanna) e soprattutto immediata liberazione: «l’attività dell’imputato risulta quanto meno in parte illecita, ma dai contorni ridimensionati tali da poter applicare il 5° comma, nonostante il considerevole quantitativo detenuto. Si tratta di detenzione a fine di cessione di una sola parte, verosimilmente a titolo gratuito, comunque non a fine di lucro». Il rapper Kaprio in sede di processo aveva sostento che la droga fosse solo per uso personale e solo occasionalmente per altri conoscenti artisti «che frequentano la sua abitazione per fare musica insieme». Nella sentenza viene ribadita la dichiarazione fatta dal rapper durante le udienze, «La droga che mi è stata trovata era mia, ma non l’ho mai spacciata, è per uso personale. Venivano molte persone a casa mia, ospito artisti, qualche volta ho dato qualcosa ai miei amici. Il bilancino lo uso per le mie dosi e per quelle degli amici. Non l’ho mai venduto ad altri […] Costituiva la scorta prima che con l’imminente lockdown diventasse più difficile procurarsela». Date tutte queste considerazioni, il giudice ha concluso «Per la giovanissima età, l’incensuratezza, il buon comportamento processuale, possono essergli riconosciute le attenuanti generiche».