La Russia ha approvato e registrato lo Sputnik Light, la nuova versione del suo vaccino anti-covid Sputnik V. La particolarità del siero “light” è di essere monodose, così come Johnson & Johnson, di conseguenza, necessita di una sola iniezione per immunizzare il paziente dal coronavirus. L’annuncio delle autorità russe sullo Sputnik Light era arrivato alla fine del mese di marzo, e in quell’occasione si era preventiva un’ufficialità per la metà di maggio (in realtà è giunta qualche giorno prima), ed una capacità produttiva di 30 milioni di dosi entro la fine dell’anno 2021. Il vaccino è stato progettato per aiutare in particolare quei paesi dove l’infezione è ancora molto alta, si pensi ad esempio all’India o al Brasile, e che hanno quindi una necessità impellente di immunizzare quanto prima possibile la maggior parte della popolazione.
Il nuovo vaccino ha registrato un’efficacia del 79.4%, così come specificato dall’RDIF, il Fondo russo per gli investimenti diretti: “Il Ministero della Salute russo – si legge nel comunicato stampa ufficiale pubblicato da Sputnik.com – il Gamaleya National Research Center of Epidemiology and Microbiology e il Russian Direct Investment Fund annunciano che Sputnik Light, un vaccino COVID-19 monodose, ha ricevuto l’autorizzazione per l’uso in Russia. Lo Sputnik monodose ha dimostrato un’efficacia del 79,4% in base ai dati analizzati 28 giorni dopo la somministrazione dell’iniezione. Un livello di efficacia vicino all’80% è superiore a quello di molti vaccini a due dosi”.
SPUTNIK LIGHT APPROVATO IN RUSSIA: MA NELL’UE…
Inoltre, l’RDFI ha fatto sapere che Sputnik Light è risultato essere efficace contro tutte le varianti covid nei test di laboratori eseguiti, e che non è stato registrato alcun evento avverso grave nei pazienti che hanno preso parte ai trial. Una nuova arma in più quindi per contrastare la pandemia di covid, ma nonostante da più parti si “sponsorizzi” l’efficacia di Sputnik V, e da oggi, anche della sua versione “Light”, il siero non è ancora stato approvato dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco, e i dati circolanti risultano essere altamente contrastanti.