Aprendo l’edizione 2021 di The State of the Union, l’iniziativa dell’European University Institute, Ursula von der Leyen ieri ha detto di ricordare l’appello arrivato dall’Italia all’inizio dell’emergenza Covid. “Gli italiani chiesero la solidarietà e il coordinamento dell’Europa. L’Italia aveva ragione, l’Europa doveva intervenire. E questo è quello che abbiamo fatto”, ha aggiunto la Presidente della Commissione europea. «Pur con dimensioni dell’intervento che non hanno precedenti nel passato europeo, dove si è proceduto piuttosto seguendo i dettami dell’austerity espansiva, non c’è stata quella spinta enorme sull’economia che abbiamo visto negli Stati Uniti», evidenzia tuttavia Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, che non nasconde come tra le difficoltà dell’Europa ci sia anche il fatto che «siamo abituati a far leva solo sul bilancio della Bce».
Per quanto potremo contare sul supporto della Banca centrale?
Il Bollettino economico appena diffuso (ieri, ndr) conferma che il programma Pepp andrà avanti almeno fino alla fine del 2023. Direi che un punto sulle politiche della Bce, come sulla fine della sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita, si farà almeno tra un anno. Questo anche per via del ritardo con cui si sta avviando il Recovery fund. L’Italia, come altri Paesi europei, in questo momento sta puntando sulla stagione turistica, ma sarebbe bene che si cominciassero ad attuare quegli investimenti che possono dare un importante contributo alla crescita ben oltre l’estate.
La Bce prevede ci possa essere un recupero dell’attività economica nel corso dell’anno, dopo un primo trimestre che è stato col segno meno, grazie anche alla campagna vaccinale. Cosa ne pensa?
Mi sembra che anche l’iniziativa di Biden sui brevetti relativi ai vaccini mostri che c’è la consapevolezza che senza immunizzazioni massive non ci può essere un’uscita dalla crisi. Il vero problema europeo resta quello di una domanda interna debole, che fa il paio con un aumento del risparmio. Siamo in una situazione di prodromi di un rimbalzo a V, ma rilevo un divario temporale fra le politiche fiscali americane e quelle europee, che sono più lente nell’essere attuate.
Un divario anche quantitativo.
Sì, è così. Ho guardato le stime dell’impatto sulla crescita del Pnrr: per carità, c’è il segno più, ma niente a che vedere con quello che sta succedendo negli Stati Uniti, dove c’è un volume di risorse che può avere un impatto importante sulla crescita. Oltreoceano la ripresa c’è e ha preso il via in tempi veramente molto rapidi.
E anche per questo motivo ci sono timori di un rialzo repentino dell’inflazione…
Tanto che Janet Yellen ha paventato un rialzo dei tassi che ha fatto tremare i mercati. Non sarà semplice per la Fed gestire la situazione. Per il momento in Europa stiamo scontando un rimbalzo dei beni energetici e un rialzo dei prezzi di alcune materie prime che parrebbe collegato al sorgere di alcuni colli di bottiglia nelle catene produttive che possono essere però superati.
C’è qualcosa all’interno del Bollettino economico della Bce che ritiene particorlamente interessante?
Sì. Si dice in modo esplicito che un contributo alla debolezza della domanda europea è derivato anche dalla Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Ue è stato un problema e continua a esserlo, come vediamo con quel che accade per la pesca nella Manica, e spero che le cose si riescano a sistemare, ma in questo passaggio c’è un messaggio non detto che nessuno esplicita chiaramente.
Quale?
Che il sostegno e la spinta alla ripresa dell’Italia è fondamentale per l’Ue, perché se il nostro Paese va a fondo ci va anche l’Europa. Semmai l’Italia venisse messa in forte difficoltà, come avvenuto nel 2012-13, quando è stata fatta la sciagurata scelta politica di mettere in Costituzione il pareggio di bilancio e in economia si è intrapresa la strada dell’austerità, a rischiare non saremmo solo noi.
Qual è la mossa più importante per la ripresa del nostro Paese?
Gli investimenti sono importanti, ma dobbiamo innanzitutto garantire che le famiglie possano avere un orizzonte di respiro che consenta una ripresa dei consumi in tempi brevi. E su questo aspetto il Recovery fund certamente non brilla.
(Lorenzo Torrisi)
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