Tutti conosciamo la celebre storia del pastorello Davide che, armato di una semplice fionda, uccise il gigante Golia. Una storia che, inevitabilmente, induce i lettori a provare simpatia per il fanciullo capace di prevalere inaspettatamente contro il temibile avversario. Ma cosa succederebbe se si scoprisse che il piccolo Davide era in realtà sostenuto da potenti alleati? Un quesito che fa riflettere e che può essere utilizzato per analizzare diverse vicende di attualità nei giorni nostri.
È il caso del fondo BlueBell Partners, capitanato Giuseppe Bivona e Marco Taricco: due finanzieri che preferiscono definirsi “attivisti”, forse proprio nel tentativo di immedesimarsi meglio nel ruolo del pastorello Davide. Negli ultimi anni, il fondo con sede a Londra si è reso protagonista in qualità di microazionista di una serie di battaglie che hanno fatto discutere, volte a mettere in difficoltà i vertici di grandi società: da Danone a Mediobanca, da Solvay a Leonardo.
Proprio nei confronti dell’ex Finmeccanica, di cui possiede solo 25 azioni, la posizione di BlueBell è ormai nota: il fondo guidato da Bivona invoca da mesi le dimissioni dell’AD Profumo a causa del suo coinvolgimento nel caso Mps, per le vicende relative al triennio 2012-2015. Vicende per le quali, in più di un’occasione, la stessa Procura di Milano aveva chiesto l’assoluzione per Profumo e per l’ex AD di Monte dei Paschi Fabrizio Viola.
Dopo mesi di lettere infuocate, inviate non solo ai vertici di Leonardo ma anche alle più alte cariche dello Stato, nelle ultime settimane BlueBell Partners ha richiesto a Leonardo di mettere all’ordine del giorno della prossima assemblea degli azionisti una proposta di azione di responsabilità nei confronti di Profumo. Una richiesta che la stessa azienda ha ammesso, nell’ottica della massima trasparenza e tutela dei diritti degli azionisti, pur ricordando la piena fiducia già espressa nel suo AD ed escludendo la sussistenza di “cause di decadenza” e di “specifiche limitazioni dell’operatività aziendale”.
Ma a fare riflettere non è solo il merito della richiesta di Bivona & Co, per i quali la battaglia contro Profumo sembra essere ormai diventata una questione personale più che di principio. A destare altrettanto stupore è la risonanza ottenuta dalle azioni promosse da un soggetto che possiede appena una manciata di azioni (25 appunto) di un colosso come Leonardo. L’ipotesi che il fondo BlueBell possa essere sostenuto da amicizie influenti è più di una voce e circola ormai da mesi. Basti pensare al sostegno manifestato lo scorso 8 marzo da Beppe Grillo sul suo blog: “Trovo sacrosanto sostenere Giuseppe Bivona, di Bluebell, in questa battaglia che sta portando avanti da solo!”. Poche parole che fanno emergere un legame non troppo velato tra il MoVimento 5 Stelle e il fondo, manifestatosi anche al momento di impedire la nomina dell’apprezzato tecnico Alessandro Rivera a direttore generale del ministero dell’Economia.
Ai più attenti non sarà passata inosservata neanche la visibilità che alcune delle principali testate di informazione italiane sono solite riservare alle azioni del fondo “attivista”. Una visibilità per certi versi inaspettata, se si riflette sul peso reale di BlueBell Partners all’interno di un’azienda del calibro di Leonardo. Che alcuni editori abbiano interessi in comune con i titolari del fondo con base a Londra? Che lo stesso fondo sia sostenuto da alleati interessati a screditare i vertici di una realtà strategica per l’economia nazionale? Fondi speculatori, alleati d’oltreoceano, pesanti competitor: tante le ipotesi messe sul piatto dagli osservatori. Resta da chiarire se, in questa battaglia, Davide sia realmente solo un piccolo pastorello armato di una fionda o, al contrario, possa nascondere e contare sul sostegno e sulla protezione di influenti alleati.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.