Adottata una dichiarazione Ue sul sociale, questo un primo risultato raggiunto nel Consiglio europeo di Oporto. Intervenuto in conferenza stampa, il premier Mario Draghi ha esordito così: «La dichiarazione come tale non sembra essere di grande importanza a prima vista ma non è così: il momento è la fine di un lungo viaggio nel campo della tutela dei diritti sociali. E’ un processo che iniziò nel 2017, lanciato dall’ex presidente della Commissione Juncker. Ci sono voluti quattro anni per poter portare il Consiglio Ue a condividere una prima forma di coordinamento dei mercati del Lavoro e dei diritti sociali. Non sarebbe stato possibile se il Regno Unito fosse stato membro Ue: si era tenacemente opposto ad ogni azione in questo campo, ritenendo che fosse un’area esclusivamente di interesse nazionale. E’ un’occasione molto importante perché i Paesi cominciano ad accettare l’idea che ci possa essere da parte della Commissione Ue a livello nazionale accettabile sulla tutela dei diritti sociali».
«Gli obiettivi sono rilevanti e appropriati dal punto di vista temporale: il mercato del Lavoro sta subendo dei mutamenti straordinari, in parte dovuti alla pandemia e in parte alla transizione energetica ed ecologica. Avere un complesso di standard minimi di protezione dei diritti sociali, con obiettivi quantitativi e dati fissate, è certamente una garanzia importante», ha aggiunto Mario Draghi nel corso del suo intervento, rimarcando che «molte delle disuguaglianze che c’erano prima con la pandemia sono esplose, a maggior ragione avere uno strumento di questo tipo a livello europeo è diventato importante».
MARIO DRAGHI: “BREVETTI? SITUAZIONE MOLTO COMPLICATA”
Sempre a proposito della dichiarazione Ue sul sociale, Mario Draghi ha spiegato che «tutto questo deve essere accompagnato da politiche di contorno, parte delle quali sono state messe in campo con la pandemia e parte delle quali sono politiche fiscali e di bilancio, molti hanno fatto riferimento al programma Sure, che è un primo passo verso la creazione di un mercato comune del lavoro». Mario Draghi si è poi soffermato sul dossier brevetti vaccini: «La posizione di Biden deve essere ancora capita, ma credo che venga da una constatazione: ci sono milioni di persone che non hanno accesso ai vaccini e che stanno morendo. Ci sono le grandi case farmaceutiche che hanno avuto delle sovvenzioni governative imponenti. Si potrebbe spiegare semplicemente dicendo che ci si aspetta qualcosa in cambio dalle case farmaceutiche. Liberalizzare il brevetto, seppur temporaneamente, non garantisce la produzione dei vaccini, che è molto complessa. La produzione deve anche essere sicura, la liberalizzazione dei brevetti non garantisce queste sicurezza. La situazione è molto complicata».
MARIO DRAGHI: “RIAPERTURE OK, MA CON GRADUALITÀ”
Oltre alla liberalizzazione dei brevetti, Mario Draghi ha spiegato che sono necessari alcuni step: «Prima di arrivare alla liberalizzazione dei vaccini bisognerebbe fare delle cose più semplici, come rimuovere il blocco all’esportazione, che Usa e UK per primi continuano a mantenere. L’Ue esporta tanto quanto ha dato ai suoi cittadini, il 50% della produzione europea è andato ad altri mercati, alcuni dei quali hanno il blocco alle esportazioni. Poi bisogna accelerare la produzione, noi stiamo facendo tutto questo ma resta il problema che questo va fatto nei Paesi e verso i Paesi in cui i cittadini stanno morendo». «La proposta di Biden ha aperto una porta, poi vedremo: c’è chi protegge la sacralità del brevetto e chi è più aperto», ha spiegato Mario Draghi, che è poi “tornato” sulle vicende nostrane, a partire dal dibattito sulle riaperture: «Io, come credo la maggior parte degli italiani, voglio riaprire, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, divertirsi e stare insieme. Ma bisogna farlo in sicurezza, calcolando bene il rischio che si corre. Noi stiamo esaminando i dati, che sono abbastanza incoraggianti sia sulle vaccinazioni che su ricoveri, casi e morti. Se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, la Cabina di regia procederà ad altre riaperture: è importante essere graduali anche per capire quali riaperture hanno più effetto sui contagi e quali meno». Infine, una battuta sul turismo e l’azione di Bruxelles: «E’ stata chiesta, con molta enfasi da parte nostra, che la Commissione Ue e il Parlamento europeo procedano con la massima rapidità alla definizione del certificato Green, così da avere un modello europeo su cui confrontarsi e su cui disegnare le politiche turistiche: se ogni Paese attua misure diverse sul turismo ci sarà una grande confusione».