CASO SCHWAZER. Pensavamo che i colpi di scena, in una vicenda che ne ha riservati a bizzeffe in questi cinque anni, fossero finiti. Invece siamo ancora qui a doverli raccontare. Ce li ha forniti la Corte federale svizzera: chiamata a pronunciarsi sulla sospensione della squalifica e revisione processuale di Schwazer, ha chiesto a tutte le parti implicate un parere sul ricorso dell’atleta. Le risposte sono arrivate una dozzina di giorni fa.
Quelle di World Athletics e WADA non hanno fatto altro che riproporre le tesi già espresse nei comunicati delle scorse settimane: il loro NO era scontato. La FIDAL, coerentemente con le posizioni espresse durante il processo di Bolzano, non si è invece opposta alla richiesta di Schwazer. L’Organizzazione nazionale antidoping (NADO Italia, che collabora strettamente con la WADA) ha fatto invece sapere di avere ricevuto da Losanna la raccomandata d’invito ad esprimere un parere solamente il giorno dopo la data di scadenza fissata, per cui le è stato impossibile formulare una propria posizione al riguardo. Deve essere stata particolarmente sfortunata, visto che sempre a Roma nella sede della FIDAL una analoga raccomandata era arrivata invece una settimana prima della scadenza.
Ma il meglio lo ha dato il TAS! Il Tribunale arbitrale dello Sport, che inflisse condanna e squalifica a Schwazer nel 2016, normalmente risponde alla Corte federale svizzera solo se il ricorrente attacca qualcuno dei tre arbitri che formularono la sentenza o se vengono contestate alcune sue valutazioni. Non era questo il caso, visto che il ricorso dei legali di Schwazer si basa su una norma entrata in vigore agli inizi di quest’anno. Eppure il TAS ha voluto irritualmente dire la sua, per bocca del segretario generale Matthieu Reeb.
E qui si è avuta la sorpresa. Reeb dedica uno dei tre capoversi di cui è composta la sua letterina a fare da portavoce di WADA e World Athletics! Dice testualmente infatti che esse “non hanno potuto esprimere le loro posizioni e i loro argomenti durante il processo penale in Italia”. Ora, a parte la falsità contenuta in questa affermazione, evidente a chiunque sia stato presente alle Udienze del tribunale di Bolzano, la cosa che lascia sbigottiti è che un Tribunale super partes (sulla carta, solo sulla carta….) si metta a perorare la causa di qualcuno che si era assoggettato al suo arbitrato rinunciando clamorosamente alla sua terzietà! Per giunta lo fa affermando il falso!
Come la prenderà il Tribunale federale svizzero? La presidente della Prima Corte di diritto civile Khristina Kiss non ha ancora emesso la sentenza. Questo ritardo ha una duplice possibile e contrapposta interpretazione. Da un lato, lasciando che passasse una scadenza indicata dalla difesa legale di Schwazer per l’iscrizione alla gara del 16 maggio di Coppa Europa di marcia a Podebrady (20 km), sembrerebbe aver anticipato una posizione ostile al marciatore; d’altro canto questo ritardo potrebbe invece lasciare presagire che sia stato superato lo scoglio del respingimento per vizio procedurale sbandierato un anno fa e tuttora invocato dal TAS e che la giudice voglia ora invece pronunciarsi sul merito. Insomma la replica del verdetto 2020 non sembra più così scontata.
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