Sono trascorsi esattamente 40 anni da quel 13 maggio 1981, il giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II per mano di Mehmet Ali Ağca, militante turco del gruppo terroristico di estrema destra “Lupi Grigi“. Erano trascorsi pochi minuti dall’arrivo di Karol Wojtyla in Piazza San Pietro a bordo della Papamobile; quel mercoledì pomeriggio era prevista un’udienza genrale. Ali Agca fece fuoco all’indirizzo del Pontefice con una pistola Browning HP 9mm Parabellum presa da un deposito di Zurigo con numero di serie belga n. 76c23953. Il Santo Padre venne raggiunto dai colpi del sicario all’addome: i proiettili perforarono varie volte l’addome e l’intestino tenute di Papa Giovanni Paolo II.
Per ricostruire gli attimi immediatamente successivi agli spari sono utili le parole pronunciate dall’uomo che per primo bloccò l’autore dell’attentato, l’ex gendarme pontificio Ermenegildo Santarossa, che al Corriere della Sera ha raccontato: “Ero in piazza, appena ho sentito gli spari sono accorso a prestare aiuto agli ex colleghi perché a diciotto anni ho fatto il giuramento di dare la vita per il Papa. C’era un giovanotto, veniva avanti con la pistola. Franco Ghezzi, l’aiutante di papa Giovanni Paolo II, mi ha gridato «Santarossa, è quello con la pistola che ha sparato al Papa». Allora, quando ero a un metro e mezzo da Ali Agca, lui mi ha tirato addosso la pistola perché la gente si apriva mentre lui veniva avanti con la pistola in mano. Io l’ho abbracciato, stretto e quando l’ho preso, lui ha detto tre volte: “Non ho fatto niente”“.
ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II: COSA SUCCESSE IN PIAZZA SAN PIETRO
Subito dopo gli spari, una Piazza San Pietro imbufalita, compreso che quell’uomo era l’attentatore del Papa, tentò di linciarlo. Santarossa ricorda: “Quando la gente si è accorta che aveva sparato al Papa, l’abbiamo anche dovuto difendere perché lo volevano linciare, abbiamo preso pugni, calci di tutto per poterlo salvare. Poi quando l’abbiamo rinchiuso dentro, sono andato a raccogliere la pistola. È stato veramente un miracolo perché quel tipo di pistola non si inceppa mai e invece sono partiti solo i primi due colpi, non è mai partito il terzo colpo“. Soccorso immediatamente, Papa Wojtyla venne trasportato d’urgenza al vicino Policinico Gemelli, perdendo coscienza durante il tragitto. Fu dunque sottoposto ad un intervento chirurgico che durò 5 ore e mezza per trattare l’imponente perdita di sangue e le ferite riportate all’addome, riuscendo a sopravvivere. Nel libro “Wojtyla segreto” di Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti, la terribile sequenza viene descritta con dovizia di particolari: “Sono le 17.17. Il Papa era a bordo del suo veicolo, quando all’improvviso, un attentatore turco di nome Ali Ağca ha colpito il pontefice con due proiettili esplosi da una pistola Browning calibro 9 da una distanza di tre metri e mezzo. Il primo proiettile ha raggiunto il papa all’addome, ha attraversato l’osso sacro, è uscito dai lombi, ha sfiorato lo schienale della Fiat Campagnola bianca e ha colpito al torace la pellegrina americana Ann Odre, alla quale verrà asportata la milza. Il secondo proiettile ha fratturato l’indice della mano sinistra del pontefice, gli ha ferito di striscio il braccio destro appena sopra il gomito e ha colpito al braccio sinistro un’altra turista statunitense, Rose Hall. In ambulanza il papa è assistito dal suo medico personale, Renato Buzzonetti. Privo di conoscenza, è portato in sala operatoria. Il polso è quasi impercettibile subito dopo l’arrivo in ospedale. Riceve l’unzione degli infermi dal segretario particolare, don Stanislao Dziwisz. L’anestesista gli toglie l’anello dal dito. Malgrado la perdita di tre litri di sangue stia per provocare la morte per dissanguamento, il cuore regge. Ancora batte forte. L’intervento è portato a termine con successo“.
Ripresosi dall’operazione, il Papa disse: “Potrei dimenticare che l’evento (tentato omicidio di Ali Ağca) in Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nel momento in cui la prima apparizione della madre di Cristo per i pastori è stato ricordato per 60 anni a Fatima, Portogallo? Ma in tutto quello che mi è successo quello stesso giorno, ho sentito che la straordinaria protezione materna e attenta si rivelò essere più forte del proiettile mortale“.