Il regista Mattia Torre è stato premiato due giorni fa al David di Donatello, un premio postumo il suo, in quanto il compianto artista è morto nel 2019, a soli 47 anni, nel pieno della sua carriera. A salire sul palco del teatro Fabrizio Frizzi, la figlia di 11 anni: «Emma toglie il fiato quando parla – racconta Francesca Rocca, la moglie di Mattia Torre, intervistata ieri dal Corriere della Sera – l’ha ereditato da Mattia. Quando lo hanno proclamato vincitore, Valerio Mastandrea che era grande amico di Mattia si è voltato verso di me con uno sguardo come a dire, hai visto? È incredibile. A Emma ho detto: ringrazia chi vuoi». E Emma ha aggiunto: «Ho ripensato ai miei vecchi amici, per ricordarli tutti li ho collegati con uno schema mentale».
Francesca racconta di aver conosciuto Mattia Torre 16 anni fa tramite amici in comune, come spesso e volentieri accade: «Mi guardava da lontano. C’era un via vai di gente, si facevano le quattro del mattino a vedere film, a scherzare e bere birra. Un giorno al mare mi disse: ho molta voglia di baciarti. Dissi no. Allora ti abbraccio. Sono stati 15 anni di amore. Eravamo complici in tutto e per tutto, l’incontro di anime gemelle da cui sono nati Emma e Nico. Litigavamo anche, e all’inizio come papà non era così presente, si imboscava molto, diceva che la notte era più facile per me svegliarmi in quanto donna!».
FRANCESCA ROCCA, MOGLIE MATTIA TORRE: “NON HA CEDUTO ALLA DISPERAZIONE”
Purtroppo la malattia l’ha portato via, ma qualche anno dopo le previsioni dei medici: «Doveva vivere due anni e invece sono stati quattro perché era Mattia, ha vissuto la malattia con positività, scrivendo moltissimo nell’ultimo periodo, senza cedere alla disperazione». E dalla sua malattia il regista ha preso ispirazione per “La linea verticale”, serie tv ambientata in un reparto oncologico: «Quando sei ricoverato ti senti solo con la malattia, Mattia aveva quaranta amici che lo aspettavano quando si operò. Ha voluto raccontare la solitudine che lui non ha vissuto». Francesca racconta il tragico momento in cui l’ex marito seppe di avere un tumore maligno: «Davanti a una pizza pensò a come dovesse essere il suo funerale, nella sua chiesa che era il teatro Ambra Jovinelli. Voleva essere ricordato dai suoi amici, Valerio Mastandrea, Valerio Aprea, Pietro Sermonti… Ridevamo e piangevamo, fu un trionfo. Mattia era un uomo fuori dall’ordinario che rise della malattia e della morte». Gli ultimi istanti prima della morte: «Era scavato, irriconoscibile. Il giorno prima di morire mi ha detto: me ne posso andare?».