Accusato dalla Fondazione dei socialisti europei, Massimo D’Alema passa al contrattacco. Come vi abbiamo raccontato, l’ex primo ministro italiano è finito nel mirino della Feps per aver percepito 500 mila euro netti nel corso del suo periodo di presidenza, frutto di un accordo con l’ex dg Ernst Stetter ma mai sottoposto agli organi della Fondazione. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il politico ha evidenziato che si tratta di una mera vendetta…
Il periodo preso in considerazione va dal 2013 al 2017, dopo che per i primi tre anni di presidenza – quando era parlamentare europeo – aveva svolto l’incarico gratuitamente: «Dopo l’uscita dal Parlamento avevo molte offerte di lavoro. In particolare da una società inglese che organizza eventi internazionali, Chartwell, che mi offriva quattro volte quello che poi ho preso dalla Fondazione».
MASSIMO D’ALEMA: “FEPS? MERITAVO DI PIU'”
Nel corso dell’intervista, Massimo D’Alema ha spiegato che il segretario Ernest Stetter gli propose di concentrare il suo impegno sul lavoro della Feps con un contratto che prevedeva una clausola di esclusività, così da remunerare le sue prestazioni che andavano al di là della sua normale attività di presidenza. Massimo D’Alema ha ribadito che il contratto appena citato è stato fatto secondo le regolari procedure: «Trovo sconcertante il modo in cui è stata gestita questa vicenda. Non è mai stato sentito il segretario generale che ha redatto il contratto. La notizia della citazione in giudizio è stata notificata prima a Repubblica che a me. Tutto questo ha lo stile di una vendetta politica e personale». L’ex premier ha poi sottolineato che la Feps ha fornito una ricostruzione non veritiera, parlando di «vendetta politica». E aggiungendo: «Ero pagato meno del mio valore».