David Parenzo, noto giornalista, è intervenuto nella giornata di ieri, giovedì 13 maggio 2021, ai microfoni della trasmissione di La7 “Tagadà” per dire la sua sulla questione immigrazione e sugli sbarchi a Lampedusa, scagliandosi senza troppi mezzi termini contro chi assume una posizione critica sulla questione, con particolare riferimento (non esplicito, ma intuibile) ai leader di Lega e Fratelli d’Italia, ovvero Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Parenzo, in particolare, ha asserito: “I sovranisti sono pazzi! Dovrebbero essere loro a chiedere più Europa. Voglio vedere l’umanità di chi propone il blocco navale quando ti trovi davanti dei minori non accompagnati”. Per poi sottolineare come, in questo momento, l’immigrazione non rappresenti una criticità: “Non c’è nessuna invasione, non c’è nessuna sostituzione etnica, come qualcuno ha detto. Cominciamo a mettere in ordine le cose. L’Europa non ha, purtroppo, nessuna competenza diretta. Se si criticano gli accordi di Malta del 2018 in cui solo 4 Paesi si proposero di ospitare i migranti; in quel caso, per gli altri che rifiutarono sarebbero servite sanzioni, proprio come avviene per chi sfora il patto di stabilità, dando centralità all’Europa”.
DAVID PARENZO: “NON BASTANO DUE NAVI MILITARI PER FERMARE I MIGRANTI”
David Parenzo, a “Tagadà”, ha poi proseguito la sua disamina circa la questione sbarchi in Italia. Non v’è alcun dubbio sul fatto che si tratti di una problematica oltremodo delicata e, peraltro, dalla genesi neppure troppo recente, ma il giornalista a La7 ha provato a esternare il proprio punto di vista, ipotizzando che siano direttamente gli Stati nazionali a non volere affrontare seriamente il discorso secondo criteri di equità, lasciando che alcuni Paesi, tra cui l’Italia, la Grecia e la Spagna, i più bersagliati dal fenomeno, gestiscano da soli l’emergenza: “Se i sovranisti pensano di risolvere il problema dell’immigrazione mettendo delle navi davanti a Lampedusa… Non bastano certo un paio di navi militari, occorre dare più potere all’Europa e sanzionare quei Paesi che non condividono il tema della ricollocazione dei migranti”.