Da sempre in prima linea nella lotta contro il razzismo, Lilian Thuram ha elogiato l’iniziativa del Parma, sua ex squadra, di indossare una maglietta nera in sostegno del Black lives matter. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, l’ex difensore francese si è detto orgoglioso di questa scelta, sottolineando che il calcio ha un potere incredibile e dimostra che si può lottare contro le discriminazioni: «Farlo a voce è importante ma cambia poco le cose, scriverlo sulla maglia ha più forza e ha più valore simbolico.La maglia è un codice identitario, è quella che veste il tuo corpo, non è solo un indumento, ma un messaggio mondiale».
Lilian Thuram ha spiegato che si tratta di un’iniziativa potente perché invita a riflettere sul fatto che nella nostra società ci sono dei problemi, ricordando che il razzismo è un problema culturale: «Oggi sembra che l’unico valore sia fare i soldi e avere successo nel farne ancora di più. È così che educhiamo i bambini, è per avere più margine economico che le aziende licenziano e chiudono. Non solo: se non riesci vuol dire che sei un fallito, se non fai i soldi è solo colpa tua, sei un incapace. Ti convincono che vivere con gli altri è pericoloso, che non c’è altra legge tra le persone se non quella dell’interesse e del denaro. Il rispetto per sé stessi, la solidarietà, il farsi carico dei più deboli non è un tema su cui riflettere».
LILIAN THURAM: “IL RAZZISMO DI OGGI É UNA TRAPPOLA”
Nel corso della lunga intervista a Repubblica, Lilian Thuram ha messo in risalto l’importanza di capire i meccanismi intellettuali invisibili che sostengono il razzismo, così da metterli in discussione. L’ex difensore di Juventus e Barcellona ha appena finito di scrivere il libro “Il pensiero bianco”, nel quale parla dell’identità legata al colore della pelle che noi abbiamo integrato come normale. Per Lilian Thuram il razzismo di oggi è una trappola, un’ideologia politica voluta fortemente da una minoranza avida della società per sfruttare altra gente: «La prima cosa che ci definisce è che siamo tutti esseri umani. Quando tra mezzo secolo ci guarderemo indietro ci chiederemo: come abbiamo potuto lasciare morire così tante persone in mare? Com’è stato possibile che l’Europa abbia chiuso le frontiere a chi cercava un rifugio dicendo voi non siete legittimati ad entrare e qui non c’è posto per voi? Potete morire».