La giornalista e scrittrice Natalia Aspesi è stata la protagonista di una lunga intervista per l’Huffpost. All’età di 92 anni non è ancora pronta a fermarsi ed anzi è entrata di recente in polemica con il nuovo femminismo e con le battaglie portate avanti come sempre con il sorriso ma anche con l’intento di creare polemica. Di recente ha scritto su Repubblica della morte della giovane Luana D’Orazio con un messaggio alle giovani di oggi che ha fatto molto discutere. “Vi chiedo scusa ragazze se tento di distrarvi dai vostri problemi, che vi disperate se vi dicono culona e ne lacrimate sui social gridando al cosiddetto body shaming, abbiate per favore la forza di immaginare il bel corpo giovane di Luana, un corpo come il vostro, straziato da una cieca macchina”, aveva scritto. In seguito a quelle parole, commenta oggi, “Mi hanno ghigliottinata. Mi hanno detto che mi devo vergognare. Che sono una vecchia avvoltoia rancorosa. Che il mio articolo era indegno, anzi uno schifo. Ma io non mi offendo mica. Sono troppo presuntuosa per offendermi”.
Aspesi ha ammesso di avere una grande considerazione di sè al punto da leggere gli insulti a lei rivolto ma provare pena per coloro che li hanno scritti. “Poverini. Chissà che vita devono avere per aver tutta questa voglia di un nemico”, ha aggiunto. Quindi ha spiegato cosa realmente la disturba del femminismo: “vedo queste donne inferocite per i fischi che ricevono per strada e ho l’impressione che il loro problema non sia tanto il patriarcato, come lo era per le donne degli anni Settanta, ma proprio il maschio, il singolo uomo, come se tutti gli uomini non facessero altro che fischiare alle donne per strada, tutto il giorno”.
NATALIA ASPESI COMMENTA IL NUOVO FEMMINISMO
Commentando ciò che accade oggi Natalia Aspesi ha ribadito come molestie e stupri siano cose da prendere con estrema serietà, “Ma questo non autorizza a presumere che gli uomini – tutti, indiscriminatamente – siano dei molestatori e degli stupratori”, ha aggiunto la giornalista. A suo dire stupri e molestie continuerebbero ad esserci poichè “non bastano le denunce sui social”. La soluzione sarebbe quella del dialogo tra uomini e donne. Se ripensa al femminismo del passato, ha aggiunto, “Si combatteva il patriarcato, non l’uomo”. L’attenzione si è spostata poi sulle donne in politica: “Quando vedo una donna che è brava a fare il suo lavoro, a capo di un partito o di una multinazionale, non la considero donna, ma professionista”, ha spiegato. La Aspesi si è anche espressa sulla decisione di Rula Jebreal di non andare a Propaganda Live: “Ha fatto bene. Per di più, in una trasmissione notoriamente tendente al democratico più che al sovranista, quindi al femminismo più che al maschilismo. Ma si sa che la sinistra, che pur tanto ha fatto in passato, cento e più anni fa, per quella che allora si chiamava emancipazione femminile, oggi, dando per scontata la parità, se la dimentica”.
La giornalista ha anche spiegato che tipo di ragazza è stata: “Da ragazza, quando un uomo mi lasciava (cosa che accadeva abbastanza di frequente), passavo ore a pensare al suicidio. Poi andavo alla Rinascente, compravo una camicetta, e mi passava tutto”. Oggi, invece, nonostante gli acciacchi del tempo che passa, dice “la vecchiaia mi ha fatto un gran regalo: il mondo mi piace talmente tanto, tutto mi sembra così bello, che mi dispiacerà non esserci più”.