MINNEAPOLIS – Tra le questioni che più dividono questo Paese, da ormai mezzo secolo, c’è quel dramma umano che si chiama aborto. Se è vero che il numero delle interruzioni volontarie di maternità in questi ultimi trent’anni è andato progressivamente calando, il livore con cui favorevoli e contrari si guardano e affrontano soprattutto quando si tratta di fare scelte in campo elettorale non dà segni di ammorbidimento. Questa lacerazione è purtroppo ben viva e presente anche all’interno della Chiesa cattolica americana. Ricordiamo – per chi non lo avesse presente – che la legalizzazione dell’aborto avvenuta nel 1973 costituì un drastico punto di svolta per una fetta rilevante dell’elettorato cattolico che si spostò dall’area democratica a quella repubblicana, proprio in ragione della legalizzazione.
In questi giorni due fatti hanno riportato la questione aborto al centro dell’attenzione, infiammando di nuovo gli animi mentre il Paese sembrava lentamente e faticosamente cercare una nuova via al dialogo dopo le battaglie elettorali, l’assalto al Capitol e le tragiche contraddizioni della questione razziale.
Con la Conferenza episcopale statunitense coinvolta in un aspro dibattito interno in merito a come rapportarsi a quei politici che si professano credenti, ma anche “pro-choice” (Biden in primis), il Vaticano, nella persona del prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, cardinal Luis Francisco Ladaria, si è sentito in dovere di intervenire scrivendo ai Vescovi invitandoli a muoversi con cautela, perseguendo “dialogo, concordia, unità”. E a rileggere la Nota dottrinale redatta nel 2002 dall’allora cardinal Ratzinger. Perché, ha scritto Ladaria, sarebbe fuorviante se si desse l’impressione che aborto ed eutanasia da soli costituiscano le uniche gravi questioni della dottrina morale e sociale cattolica. Al tempo la Nota di Ratzinger – riservata ai soli membri della Conferenza episcopale – non fu accolta da tutti i vescovi a braccia aperte. Vedremo come andrà il 16 giugno quando la Conferenza si riunirà proprio per discutere questi temi.
Nel frattempo l’aborto balza nei titoli di testa di tutti i media, avendo la Corte Suprema deciso di prendere in esame un “caso” emerso in Mississippi. Oggetto della disputa una norma limitativa che vieta l’aborto dopo la quindicesima settimana. Negli Stati Uniti il limite temporale generalmente stabilito è di 23 settimane. Il provvedimento legislativo del Mississippi, impugnato da un giudice federale della Corte del 5to circuito, verrà ora esaminato da una Corte Suprema che in ragione delle defezioni e scelte avvenute durante la presidenza Trump appare a netta maggioranza “conservative”. Cosa questo voglia dire lo vedremo. Impossibile dire ora cosa e quanto dell’attuale diritto all’aborto, con i suoi limiti e le sue restrizioni, verrà intaccato.
Speriamo che sia la vita a vincere questa battaglia. Non solo quella dei bimbi concepiti, ma anche quella di chi è chiamato a imparare a dialogare con chi la pensa diversamente.
God Bless America!
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