Dopo aver diretto come regista, insieme all’amico Alessio De Leonardis, il suo primo film “Ghiaccio” di cui ha scritto la sceneggiatura, in attesa di tornare sul palco con il tour “Canzoni nella stanza” con cui presenterà per la prima volta live la raccolta “Canzoni d’amore nascoste”, Fabrizio Moro ha aperto nuovamente i cassetti dei ricordi e, ai microfoni de Il Messaggero, ha ripercorso gli anni in cui ha fatto uso di dostanze stupefacenti. Un periodo di cui il cantautore romano ha sempre parlato e dal quale è uscito trovando in se stesso la voglia di combattere, di rialzarsi e di realizzare tutti i suoi sogni. Cresciuto con il sogno di fare musica, nonostante tante porte trovate chiuse lungo il suo percorso, non si è mai arreso riuscendo a vincere il Festival di Sanremo prima nel 2007 con “Pensa” nella sezione Giovani e poi nella sezione Big nel 2018 con Ermal Meta con “Non mi avete fatto niente”. Nel 2018 ha anche cantato allo Stadio Olimpico, davanti al suo pubblico e, nel 2019, è salito anche sul palco del Forum di Assago con i “Figli di nessuno Tour”.
Fabrizio Moro e la droga: “Avevo paura di morire. La mia coscienza mi ha salvato”
In un’intervista rilasciata a IlMessaggero.it, Fabrizio Moro si è raccontato senza filtri come è solito fare quando parla al suo pubblico dal palco di un concerto. Senza mezze misure, ma con la schiettezza e la sincerità che l’hanno sempre contraddistinto, parla del periodo in cui faceva uso di sostanze stupefacenti. “Io feci uso di stupefacenti perché cercavo tramite le droghe un distacco dalla realtà. […] Iniziai a stare male, avevo paura di morire, di fare la fine di alcuni miei amici. Mi salvai grazie alla mia coscienza“, ha spiegato il cantautore romano. “Cosa mi diede la spinta? Il desiderio di realizzarmi, attraverso la mia passione per la musica. E di diventare genitore. Non mi accontentavo di rimanere lì, relegato in un contesto di periferia, disagiato e malmesso anche dal punto di vista del fisico“, ha aggiunto.
Fabrizio Moro e il rapporto con i figli Libero e Anita
Diventare padre è stato il regalo più bello che la vita potesse fare a Fabrizio Moro, perudutamente innamorato dei figli, Libero (12 anni ad agosto ndr) e Anita (8 anni a settembre ndr). Durante la pandemia, il cantautore romano ha trascorso più tempo con loro inventandosi anche giochi per distrarli dalla realtà. Ai microfoni de Il Messaggero, ha confessato di aver visto in Libero “un adolescente più sofferente” avendo dovuto rinunciare al calcio. Da padre, ha provato ad aiutare i suoi figli spingendoli a vedere i loro amici con tutte le precauzioni del caso.