“Ci siamo ritrovati. Fra una confidenza e l’altra è nata una forte complicità. E ci siamo innamorati”. Così Debora Pelamatti, impiegata presso l’ufficio legale di una società milanese, racconta l’esordio della sua relazione con Max Pezzali, cantautore pavese ex frontman degli 883 oggi ospite della nuova puntata di Top Dieci. Debora si è per così dire ‘presentata’ nel corso di un’intervista rilasciata nel 2016 al Corriere della Sera: il legame con Pezzali, dice, non l’ha cambiata, nonostante i due provengano da due mondi molto diversi tra loro. Debora, per esempio, non è abituata a stare sotto ai riflettori: “Ho voluto mantenere la mia identità. Ho il mio lavoro, le mie passioni. Max apprezza questa scelta di conservare una mia dimensione. Certo, non è sempre facile. Ma sono molto camuna: tengo i piedi per terra!”. La donna, infatti, è originaria della Val Camonica, precisamente di Niardo, in provincia di Brescia, che è anche il paese dei suoi genitori.
Debora Pelamatti: “Frequentare i suoi amici mi faceva impressione”
Provenendo da ambienti diversi, Max Pezzali e Debora Pelamatti non condividono molto. Nemmeno le amicizie: semplicemente, racconta lei, “frequentiamo gli amici di entrambi”. “Non nego che all’inizio vedere i suoi, come Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Gianni Morandi e Claudio Cecchetto, mi faceva una certa impressione. Adesso mi sto abituando”. Quanto a Max, invece, Debora sostiene di non averlo mai considerato ‘un personaggio’: la fama, in generale, non l’affascinata. “Ho sempre visto Max come una persona umile e spontanea”, prosegue, “e anche adesso, che frequentiamo il suo ambiente, la mia vita non è cambiata”.
La dedica social di Debora Pelamatti al marito Max Pezzali
Al momento, Debora Pelamatti cura una rubrica fashion, Lo stile(tto) di Debby, ed è molto attiva sui social. Proprio dal suo account Instagram apprendiamo che è una grande amante dei libri, oltre che della moda, e che nella vita si divide tra i suoi impegni professionali e quelli artistici del marito. Numerosi gli scatti in compagnia di quest’ultimo, da lei definito “la mia spalla su cui ridere”, ma anche “il mio spazio, il mio tempo, il mio mondo”.