Luca Palamara indagato, stavolta per il libro “Il Sistema”, scritto con l’ex direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Cinque magistrati si sono sentiti diffamati dal suo libro-intervista, peraltro fenomeno editoriale dell’anno, quindi hanno sporto querela. I pm di Padova, dunque, stanno indagando su di lui e, come riportato dal Corriere della Sera, l’ex presidente dell’Anm è stato interrogato per tre ore. Sul tavolo del procuratore Antonio Cappelleri sono finite le denunce di Paolo Ielo, procuratore aggiunto di Roma, Piergiorgio Morosini, ex gip del processo Stato-mafia e giudice del Csm, poi Giuseppe Cascini, membro togato del Csm ed esponente di punta della corrente di sinistra, Antonio Esposito, ex presidente di sezione della Cassazione ora in pensione, e il figlio Ferdinando, ex pm di Milano ed ex giudice di Torino, radiato dalla magistratura l’anno scorso. I fascicoli sono stati assegnati ai sostituti Valeria Spinosa, Marco Peraro e Andrea Zito, i quali hanno aperto tre diverse inchieste. A indagare è Padova perché il libro è stato stampato da una tipografia della provincia.
LE PAROLE SU PAOLO IELO
Nuovi guai giudiziari, dunque, per Luca Palamara, al centro ora di tre indagini penali dopo la rimozione dal Csm per la vicenda delle nomine pilotate ai vertici delle procure. Il procuratore Antonio Cappelleri ha deciso di aprire tre inchieste differenti, optando per la casualità nell’assegnazione dei fascicoli, così da non concentrare tutta la mole di lavoro su un unico magistrato «e preservare le indagini da strumentalizzazioni esterne». In altre parole, così nessuno potrà dire che l’inchiesta è stata pilotata. Un criterio innovativo, spiega il Corriere della Sera, che è effetto del terremoto giudiziario di questi mesi. Paolo Ielo si è sentito diffamato per il racconto di una cena del 2014 a cui era presente il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. «Quella tavolata serve a siglare un patto, ma soprattutto a creare un canale tra la procura di Roma e il Csm: in buona sostanza io mi farò carico di essere, dentro il Consiglio superiore, la sponda delle istanze di Pignatone…». Tra i due comunque non correva buon sangue, inoltre il quotidiano precisa che Ielo non aveva mai chiesto appoggi e che la Sezione disciplinare del Csm ha addebitato a Palamara, tra le altre cose, anche manovre denigratorie nei suoi confronti.
IL FASCICOLO SUGLI ESPOSITO
Per quanto riguarda Antonio Esposito, la denuncia fa riferimento alla sentenza della Cassazione che condannò nel 2013 in via definitiva Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale (di cui 3 insultati). L’ex giudice presiedeva all’epoca la terza sezione feriale che firmò quel verdetto. «Nelle settimane che precedettero la sentenza, Amedeo Franco (uno dei membri della Cassazione che condannò Berlusconi, poi deceduto, ndr) mi parlò delle sue preoccupazioni per il modo anomalo in cui si era formato il collegio giudicante sia per le pressioni che si stavano concentrando affinché l’esito fosse di un certo tipo, in altre parole di condanna», scrive Luca Palamara nel suo libro. Invece per l’ex giudice non ci sarebbe alcuna ombra né sul collegio né sulla sentenza. Per quanto riguarda invece il figlio Ferdinando, l’ex presidente di Anm racconta delle frequentazioni con Nicole Minetti e di Arcore prima della sentenza. La sua querela confluisce dunque nello stesso fascicolo del padre. La scelta di rendere “autonomi” i fascicoli fa discutere alcuni magistrati: «Frammentare significa depotenziare». E c’è chi si interroga già sulla corrente di cui fanno i pm.