C’è chi come la Coca Cola fa imparare ai suoi dipendenti un codice di condotta per renderli “meno bianchi”, c’è chi invece pensa che per tradurre le poesie della giovane Amanda Gorman siano necessarie solo firme “afroamericane” e poi c’è chi, come la sindaca di Chicago, che intende non rispondere mai più a domande dei giornalisti “bianchi”. Alcuni – pochi, va ammesso – hanno il coraggio di chiamare questo fenomeno che negli ultimi mesi trasforma battaglie per i diritti civili in autentico “razzismo dell’anti-razzismo” e noi onestamente ci sentiamo alquanto d’accordo.
Il delirio del politicamente corretto (anche se tale “copyright” inizia a stare stretto e risulta già di suo troppo conformistico come concetto, ndr) quotidiano arriva da Chicago con la sindaca Dem Lori Lightfoot, la prima afroamericana e dichiaratamente omosessuale a ricoprire quel prestigioso ruolo: «basta interviste individuali a giornalisti bianchi, la maggioranza dei reporter di Chicago che seguono il Comune sono di etnia bianca». Ecco che con questa lettera – che arriva a poche settimana dal terribile e indegno omicidio del 13enne Adam Toledo da parte della polizia, con il Comune impegnato a risarcire gli afroamericani per le “discriminazioni subite negli anni” – la sindaca prova a giustificare la sua scelta che, se ribaltata, sarebbe divenuta a livello mondiale un ennesimo caso di razzismo.
RAZZISMO, BUFERA SU CHICAGO
Oltre a dire evidenti falsità – la Lightfoot ha infatti sostenuto che in città non vi sono giornalisti afroamericane che seguono le vicende di Chicago, smentita subito dopo dalla rado pubblica Wbez che cita i tre suoi reparto afroamericani – la sindaca di Chicago cade in un’altra polemica politica che immediatamente raggiunte Washington: una collega di partito come la deputata samoana Tulsi Gabbard chiede ufficialmente al Presidente Joe Biden di richiedere le dimissioni di Lightfoot. Non solo, è il prestigioso quotidiano Wall Street Journal a definire l’intera vicenda come «razzismo» per aver escluso alcune categorie di giornalisti in base alla loro pelle/razza. Non pochi negli Usa riflettono sulle dichiarazioni di Lightfoot mettendone in luce le ambiguità per una amministrazione comunale che negli ultimi anni ha visto sì grandi successi in termini di difesa dei diritti civili, ma anche visto aumento delle statistiche delle violenze, sparatorie e omicidi: come allora giudica nettamente “La Verità” oggi riportando il caso di Chicago, «Sorge quindi il “vago” sospetto che, con le interviste etniche, la Lightfoot abbia puntato a gettare fumo negli occhi, per evitare i riflettori sui suoi guai politico-amministrativi. Eppure il problema resta una mentalità di fondo che crede di poter garantire il progresso sociale a suon di quote e ghettizzazioni. L’esatto opposto di quello in cui credeva il reverendo Martin Luther King, che concepiva il superamento del segregazionismo all’interno di un discorso di unità nazionale».