Con il progressivo ritorno alla “normalità” che si sta realizzando in queste settimane torna, anche, un po’ di fisiologico “scontro” sindacale. Le proteste dei sindacati, addirittura, “raddoppiano”. Oggi, infatti, si terrà non solo una mobilitazione contro gli infortuni e i morti sul lavoro (come già previsto) ma anche iniziative contro il blocco della proroga dei licenziamenti deciso dal Governo di Mario Draghi nel Decreto sostegni bis.
I leader confederali della triplice Cgil-Cisl-Uil evidenziano come in questi giorni alle ragioni della protesta già programmata si aggiungono anche i temi, particolarmente rilevanti, della proroga del blocco dei licenziamenti, delle semplificazioni in materia di appalti e quelli relativi al perdurare della mancanza di soluzioni alle tante crisi industriali che stanno attraversando il Paese.
I Segretari generali, rilanciando i motivi della loro protesta, attaccano direttamente Confindustria che, secondo loro, ha chiesto e ottenuto il via libera ai licenziamenti. In particolare si considera inaccettabile, e socialmente pericolosa, la posizione confindustriale che, si ritiene, si ostini a rifiutare la proroga del blocco dei licenziamenti in questa fase, tanto più alla luce dei finanziamenti di carattere sia generale che specifici, destinati alle aziende e mai selettivi.
Secondo le tre forze sindacali, nella situazione attuale, il Paese non può assolutamente permettersi il rischio della scomparsa di ulteriori centinaia di migliaia di posti di lavoro oltre a quelli persi, nonostante il congelamento dei licenziamenti, in questi mesi di pandemia.
Landini, Sbarra e Bombardieri, insomma, chiederanno su questi temi un incontro ai gruppi parlamentari e l’avvio di un serio confronto con il Governo a partire proprio dalle priorità che stanno indicando come cruciali per la ripartenza post-Covid.
La gestione, quindi, dello sblocco, inevitabile, dei licenziamenti sarà, certamente, una questione su cui si testerà la capacità di governo, sui temi più prettamente economici, dell’attuale esecutivo.
Resta da capire, infatti, quali misure verranno messe in campo per dare concrete risposte ai lavoratori, e alle lavoratrici, che saranno espulsi, nelle prossime settimane, dal mercato del lavoro.
È, forse, l’ennesima (ultima?) opportunità per rilanciare politiche del lavoro efficaci, di qualità, e adeguate alle sfide del presente, e del futuro, anche nel nostro Paese? Questo sarà, tuttavia, possibile se Governo e Parti sociali, dopo le manifestazioni di oggi, torneranno, come sempre, a dialogare e a provare a elaborare proposte condivise, e sostenibili, per il rilancio del Paese e per la sua tenuta sociale in un periodo storico in cui le disuguaglianze tendono pericolosamente ad aumentare.
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