LAVORATORI COINVOLTI NELLA QUOTA 41
Il grande piano pensioni per il Centrodestra (e non solo) si chiama Quota 41: difficilmente infatti verrà presentata nei prossimi mesi una ulteriore riforma, almeno nell’ala Lega-FI al Governo (su questo sostenuti anche da FdI nonostante sia all’opposizione). 41 anni di contributi al di là delle singole età anagrafiche: questa la proposta in estrema sintesi, con requisiti fissati dall’Inps in maniera specifica. Almeno 12 mesi di contri muti versati prima del 19esimo anno di età e l’aderire ad alcune particolari categorie di lavoratori: si tratta, come riporta il focus di Tiscalinews, di lavoratori gravosi (mansioni da almeno 7 anni negli ultimi 10 o da almeno 6 anni negli ultimi 7 prima del pensionamento) o lavoratori usuranti (categorie riportare all’articolo 1 del decreto legislativo del 21 aprile 2011, n. 67). La riforma pensioni di Quota 41 si studia però la possibilità di estenderla a tutti i lavoratori, ma occorre capire come e in che modo le coperture economiche della riforma andrebbero rinvenute. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, I DATI INPS
Dai dati Inps emerge che sono circa 561.000 le pensioni in pagamento da oltre 40 anni, considerando tutte le tipologie di assegni, anche quelli di reversibilità e invalidità. Senza quest’ultimi il numero scende a 318.000. Come riporta il sito del Sole 24 Ore, nel settore privato il numero di pensioni vigenti almeno dal 1981 è vicino alla soglia del mezzo milione, con un’età media alla decorrenza del pensionato di 41,84 anni e un importo medio di 587 euro al mese. Considerando le sole pensioni di vecchiaia, l’età media al momento della liquidazione si alza a 53,76 anni. Per quanto concerne il settore pubblico, il dato complessivo è di poco superiore alle 70.000 unità. In questo caso l’età media al momento del pensionamento è di 41,2 anni, che passa a 44 anni considerando le pensioni di vecchiaia. Un dato che risente delle baby pensioni.
L’INTERVENTO NECESSARIO PER I GIOVANI
Numeri che stridono con la situazione attuale e che appaiono ancor più lontani da quella che potrà essere la realtà futura dei giovani. Per i quali, in un articolo su pensionipertutti.it, Mauro Marino chiede che nella riforma pensioni che sarà varata quest’anno sia creato un fondo pubblico destinato a coprire i buchi contributivi nelle loro carriere. “Quello che mi sconcerta maggiormente è che a parole tutti, politici, sindacalisti, economisti, industriali dicono che i giovani devono essere aiutati concretamente ma poi di fatto nessuno fa nulla. Questo è un Paese dove si pensa sempre all’immediato ma non si guarda mai al futuro, non si programma nulla, ma purtroppo se non si interviene immediatamente soprattutto per i giovani il futuro non esisterà”, scrive Marino.
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