Apple, Microsoft, Amazon e Google si schierano contro il “Right to Repair”, la legge sul Diritto di Riparazione dei proprietari di auto che fu approvato in Massachusetts nel novembre 2012. Per estensione, molti utenti e riparatori indipendenti rivendicano il diritto di aggiustare in proprio smartphone, tablet e altri dispositivi, di scegliere quale servizio di riparazione usare, avere gli stessi manuali e strumenti diagnostici dei concessionari, quindi permettere il “jailbreak” del software, cioè di sbloccarlo. In vari Stati Usa sono state avanzate proposte di legge, anche per agevolare le scuole, ma stando a quanto riportato da Bloomberg, i quattro colossi le avrebbero ostacolate, non volendo fornire a riparatori indipendenti parti di ricambio o schemi di dispositivi. Dei 27 Stati Usa che avevano preso in considerazione alcune proposte, più della metà hanno bocciato o respinto leggi specifiche. Vari lobbisti e gruppi commerciali per conto di grandi aziende si sarebbero opposte strenuamente contro legislazioni ad hoc.
MURO HI-TECH CONTRO RIPARAZIONI INDIPENDENTI
Le aziende tecnologiche sostengono che queste leggi permetterebbero di rubare la proprietà intellettuale ed esporre i consumatori a rischi per la sicurezza. In particolare Apple sosterrebbe che leggi di questo tipo potrebbero comportare danni ai dispositivi e pericoli per gli utenti che potrebbero ritrovarsi a provare a ripararli senza competete specifiche e conoscenze tecniche. «Permettere a terzi non controllati di accedere a informazioni diagnostiche sensibili, software, strumenti e parti metterebbe in pericolo la sicurezza dei dispositivi dei consumatori e metterebbe i consumatori a rischio di frode», ha dichiarato David Edmonson, vice presidente di TechNet, gruppo commerciale che rappresenta diverse grandi aziende tecnologiche tra cui Google e Apple. Invece i gruppi di consumatori sostengono che le aziende tecnologiche vogliano mantenere uno status quo che costringe i consumatori a pagare di più per le riparazioni o semplicemente a comprare nuovi dispositivi. «Queste aziende hanno un potere monopolistico», ha dichiarato Brianna Titone, legislatore del Colorado che ha sponsorizzato una legge di questo tipo.
LA BATTAGLIA PER IL RIGHT TO REPAIR
All’inizio di maggio, la Federal Trade Commission ha rilasciato un rapporto al Congresso sostenendo che l’attuale sistema per l’elettronica di consumo danneggia la concorrenza e lo sviluppo economico nelle aree a basso reddito. Intanto la democratica Mia Gregerson, membro della Camera dei rappresentanti di Washington che ha sostenuto la legge del “Right to Repair”, si è scontrata con Microsoft, Google, Amazon e gruppi in rappresentanza di Apple. Pur di veder bocciata la proposta, il colosso di Cupertino avrebbe sostenuto programmi di riparazione presso istituti locali. Ma Apple ha fatto opposizione anche in Colorado e Nevada. Secondo Justin Millman ciò è dovuto al fatto che la società vuole spingere le persone a comprare nuovi dispositivi. Infatti, il riparatore indipendente ha riferito di difficoltà nell’ottenere, ad esempio, i display degli iPad. D’altra parte, Apple ha attivato l’Independent Repair Provider, disponibile in oltre 200 Paesi, un programma che permette ai centri di riparazione indipendenti di accedere a parti di ricambio originali Apple, così come strumenti e manuali, per offrire riparazioni sicure e affidabili. Per aderire a questo programma non ci sono costi. Serve una certificazione tecnica Apple che si ottiene gratuitamente.